porti e logistica

Il direttore generale sul futuro della compagnia con bandiera italiana
6 minuti e 3 secondi di lettura
Costa Crociere ha sospeso volontariamente le operazioni globali delle sue navi a causa della pandemia di Coronavirus. Una decisione presa ancor prima del decreto che successivamente ha bloccato l'attività della compagnia che batte bandiera italiana. Una decisione che ha richiesto misure straordinarie per assicurare alle navi uno scalo sicuro e l'assitenza necessaria a decine di migliaia di persone, tra passeggeri e membri dell'equipaggio. La compagnia di navigazione ha dovuto affrontare anche la presenza di alcuni casi positivi al Covid-19 a bordo delle sue navi. Neil Palomba, il direttore generale di Costa Crociere, ha parlato a Primocanale delle azioni senza precedenti messe in campo per garantire la tutela della salute delle persone a bordo in tutto il mondo. Senza tralasciare le linee per il futuro di un settore che fa della globalizzazione la sua arma vincente.

Crociere ferme in tutto il mondo, un evento negativo che in queste dimensioni non accadeva dalla seconda guerra mondiale.

“E’ un avvenimento senz’altro storico, un evento che non abbiamo mai pianificato. Una cosa che ci siamo trovati a gestire all’improvviso, visto quello che sta succedendo in giro per il mondo”.

Ogni nave da crociera muove un numero di passeggeri simile a una piccola città. Nei vostri protocolli ci sono vari scenari da prevedere con relative modalità di intervento. Un blocco immediato di tutte le navi era difficile da prevedere…

“Proprio perché le navi possono muoversi siamo sempre stati abituati ad adattarci alle condizioni geopolitiche di sicurezza delle visitazioni che visitiamo ogni giorno. Una situazione del genere è totalmente diversa. Abbiamo preso la decisione di interrompere tutte le nostre crociere nel momento in cui ci siamo resi conto che per noi non era più possibile operare. Inoltre, con l’emissione del decreto ministeriale, essendo noi l’unica compagnia battente bandiera italiana ci siamo attenuti alle disposizioni. Quando abbiamo preso questa decisione alcune navi erano già partite per la crociera, alcune navi erano appena rientrate. La Deliziosa era impegnata nel giro del mondo e si trovava in Australia quando abbiamo annunciato lo stop delle crociere. Quindi, si può ben comprendere come far rientrare tutti, in una situazione del genere, non è assolutamente facile. Soprattutto se pensiamo che parallelamente si è fermato anche il settore aereo, allora si può comprendere come far rientrare tutte quelle migliaia di persone sia un’operazione davvero complessa”.

Operazione complicata anche dal fatto che da ogni nave bisogna rimpatriare, tra passeggeri ed equipaggio, migliaia di persone di decine di nazioni diverse. Il simbolo di una globalizzazione che potrebbe subire una brusca frenata.

“L’anno scorso abbiamo trasportato 98 diverse nazionalità a bordo delle nostre navi, abbiamo una rappresentanza quindi che proviene da tutto il mondo. Sicuramente il viaggio e il turismo permettono a tutto il mondo di visitare destinazioni diverse. E’ quello che ognuno di noi vuole fare e le navi da crociera offrono questa opportunità. Noi crediamo che il turismo sia uno dei motori pulsanti dell’economia italiana e mondiale. Assolutamente dobbiamo assicurarci di poter ritornare a vivere noi tutti intorno al mondo del turismo che è fondamentale per l’economia del nostro Paese. Quindi auspichiamo un ritorno alla normalità con una gradualità diversa, ma non crediamo che quanto è successo possa fermare la voglia di ognuno di noi di scoprire la bellezza del mondo che ci circonda”.

I vostri uffici in queste ora sono in contatto con la gran parte di ambasciate a consolati nel mondo. Come giudica quindi la modalità di intervento del nostro Paese rispetto ad altri.


“Abbiamo a che fare con realtà molto diverse tra loro. L’Italia è il Paese che più in questo momento ci è vicino. Tutte le istituzioni ci stanno supportando, da quelle locali alle regionali fino alle nazionali. Due volte al giorno abbiamo un tavolo di lavoro con la Protezione civile e tutti gli enti, dall’autorità sanitaria alla capitaneria di porto, che ci stanno coordinando nelle attività di svuotamento delle navi in giro per il mondo. Un supporto veramente unico. Ci sono alcuni Paesi che si prendono carico dei loro connazionali organizzando dei rimpatri, anche se purtroppo devo riconoscere che sono davvero pochi. Alcuni come India, Indonesia e Russia hanno chiuso gli spazi aerei e le frontiere, anche per il ritorno dei proprio connazionali. Anche il Brasile si comporta in questo senso, abbiamo ancora dei marittimi brasiliani sulla nave Victoria a Civitavecchia che non riusciamo a rimpatriare per una mancanza di aerei. Poi ci sono Paesi con i quali stiamo lavorando molto bene e con i quali stiamo rimpatriando i rispettivi connazionali attraverso trasferimenti protetti su gomma o con trasferimenti aerei protetti tramite charter. Il prossimo in partenza è un volo per le Filippine con 300 membri di equipaggio in partenza da Fiumicino e diretto a Manila”.

Un impegno economico notevole per la sua compagnia, che si somma ai mancati profitti causati dal blocco delle crociere in tutto il mondo. Fino a quando riuscirà Costa a resistere in queste condizioni…


“Costa appartiene a un gruppo molto grande, la Carnival Corporation, che ha delle spalle estremamente solide. Noi ci siamo strutturati anche da un punto di vista dei finanziamenti per cercare di sostenere quanto più possibile questa sosta. Ovviamente auspichiamo una ripresa delle attività entro la fine dell’estate prossima. Il nostro obiettivo è quello di ripartire con le crociere entro la fine dell’estate. Chiaramente il supporto finanziario da parte del Governo italiano è fondamentale per darci la possibilità, l’ossigeno necessario a raggiungere quelli che sono i obiettivi e ripartire. Abbiamo lanciato #Ripartiamoinsieme, un hashtag che vogliamo utilizzare per tutta la nostra ripartenza anche da un punto di vista di comunicazione perché ci deve far ripartire la voglia dei crocieristi e dei turisti di viaggiare sulle nostre navi in giro per il mondo”.

Cosa si sente di dire al suo equipaggio, a migliaia di marittimi che temono per il futuro del loro lavoro…

“Ho cercato in queste settimane di mantenere un rapporto costante e continuo con tutte le nostre comunità di bordo. Con i nostri colleghi di bordo, con i comandanti e con le persone che lavorano con noi in tutto il mondo ogni settimana ho una videoconferenza. Il messaggio che ho sempre dato a tutti quanti è che stiamo lavorando, ormai da 5 settimane, con la nostra unità di crisi, sette giorni su sette e 24 ore al giorno, con la priorità di portare a casa tutte le persone nella massima sicurezza. E ovviamente contiamo sul benessere delle singole persone che rimangono a bordo delle nostre navi. Questo è stato il nostro obiettivo fin dal primo giorno e continuiamo a lavorare in questa direzione, cercando di garantire la massima sicurezza chi si trova a bordo delle nostre navi, che siano passeggeri o membri dell’equipaggio”.

Quale sarà il futuro di Savona come home port e quale futuro per i progetti su Genova…


“Il progetto Genova va assolutamente avanti, cosi come Savona è il nostro home port e lo sarà per sempre”.