Io e Samuela ci siamo conosciute nella sala d’attesa di un ospedale... le nostre strade si sono incrociate mentre attraversavamo il periodo più buio della nostra vita e ci hanno unito una serie di dolorose coincidenze .
Due giovani donne , due mamme...
Una diagnosi che arriva nel 2016 per entrambe, tumore ematologico.
Sottoposte a due trapianti, nell’estate 2017 il primo e nell’inverno 2018 il secondo. Il midollo donato da chi, 33 anni fa per me e 36 per Samuela, ci ha dato la vita la prima volta, i nostri padri.
Facciamo parte della “categoria a rischio” e siamo “a rischio “ancor prima che arrivasse nelle vite di tutti , il covid-19 (Coronavirus) .
Stiamo vivendo questa situazione con le precauzioni che per noi sono ormai delle abitudini, compresa quella estrema, ma decisamente più sicura, di non uscire! Sappiamo bene cosa vuol dire mettere in pausa la propria vita, rinunciare alle proprie abitudini, avere i propri affetti lontani ... stare protette in quattro mura, e tutto in nome di un bene superiore, la Salute! Ed è questo che bisogna fare per un periodo limitato, Tutti...
Siamo state chiuse in camera sterile per settimane, avevamo le stanze vicine ma ogni contatto tra noi e con il mondo esterno era vietato!
Ci mandavamo messaggi ogni giorno da un letto all’altro dello stesso corridoio! Ci aiutava a sentirci unite nel periodo più buio... poi le chemio hanno azzerato il nostro sistema immunitario e nel periodo di maggiore fragilità molti messaggi sono rimasti senza risposta...
Ne siamo uscite da quelle stanze,grazie alla competenza, la professionalità e l’umanità di tutto lo staff medico dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova.
La testa ogni tanto torna lí... soprattutto in questi giorni! È inevitabile...
Ora il “minimo sacrificio” che vi si chiede in nome del bene più prezioso, la Salute, non è più solo nostro o degli gli altri malati, diventa necessario per TUTTI!
State alle regole ! Solo così se ne esce, e lascerete la possibilità, il diritto, a TUTTI di curarsi!
Abbiate rispetto per i medici, infermieri, e tutti gli operatori che stanno lavorando in prima linea , senza sosta.
Chi meglio di noi può capire la paura?
Siamo esseri umani, è normale... ma anche individui razionali e pensanti, comportiamoci come ci si dovrebbe comportare in una situazione di emergenza! E agiamo davvero come se salute degli altri fosse la nostra!
Stiamo uniti, solo così potremmo tornare , forse prima, alla tanto effimera ma preziosa Normalità!
*Samuela Tringali e Serena De Pasquale
salute e medicina
Coronavirus, Samuela e Serena: "La vostra paura è la nostra quotidianità di immunodepresse"
La lettera di due genovesi sottoposte a due trapianti
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