salute e medicina

Il premier Conte: "Vanno rafforzati i reparti di terapia intensiva ma ci vuole tempo"
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"Una certa percentuale necessità di una assistenza continuata in terapia intensiva, questo significa che fino a che i numeri sono bassi il sistema sanitario nazionale può assistere efficacemente i contagiati ma in caso di crescita esponenziale non solo l'Italia ma nessun Paese al mondo potrebbe affrontare una simile situazione di emergenza in termini di posti letto, strutture e risorse umane richieste". Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nell'annunciare le nuove misure messe in campo a partire dalla giornata di oggi, giovedì 5 marzo, ha spiegato una volta per tutte qual è il vero motivo che ha portato il governo ad adottare le restrizioni in tutto il Paese e non solo nelle aree rosse focolaio del coronavirus.

Il problema come evidenziato non è tanto la pericolosità del virus la cui letalità nel mondo certificata dall'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) è del 3,4% mentre in Italia si attesta al 2,5%. Due vittime e mezzo ogni 100 contagiati. Ma quello che preoccupa davvero è la capacità delle strutture sanitarie di reggere l'eventuale elevato numero di contagiati. Il problema infatti come sottolineato dal premier è proprio questo: evitare che ci si contagi tutti contemporaneamente, il rischio è quello di mandare in tilt i reparti di malattie infettive e terapia intensiva degli ospedali italiani. Per questo l'Italia ha adottato una serie di misure ad hoc che di fatto mettono in 'quarantena' il Paese (LEGGI QUI). L'obiettivo numero uno è evitare la diffusione in larga scala del virus concentrata nello stesso identico momento.

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E a dare una spiegazione del perchè tali misure restrittive siano state messe in campo immediatamente c'è anche un altro motivo: quello demografico. Le persone più a rischio sono le più anziane e con gravi malattie pregresse. Gli anziani in Italia sono circa il 30% della popolazione e la Liguria è la regione italiana con il maggior numero di anziani: il dato Istat parla di 255,8 anziani ogni 100 giovani. Gli Over 65 sono 441mila di fronte a una popolazione regionale di 1 milione 550mila abitanti. Proprio per questo è una regione ad alto rischio sotto questo profilo.

Conte ha spiegato che il ministero della Salute ha fatto partire una serie di misure per rafforzare i reparti di terapie intensive del Paese ma per farlo c'è bisogno di un tempo tecnico minimo: "Il ministro Speranza ha annunciato che verranno raddoppiati del 50% la disponibilità delle unità di terapia intensiva e del 100% le unità di terapia sub intensiva, ma dobbiamo essere consapevoli che non è possibile potenziare le strutture in breve tempo" ha precisato Conte che ha invitato tutti a assumere i comportamenti responsabili indicati e a rispettare le nuove direttive.

E allora siamo andati a cercare quanti sono i numeri dei posti letto dei reparti di terapia intensiva in Italia: In tutto il Paese dispone per il complesso degli istituti pubblici e privati accreditati di 5.090 posti letto di terapia intensiva (8,42 per 100.000 ab.), 1.129 posti letto di terapia intensiva neonatale (2,46 per 1.000 nati vivi). Al momento (giovedì 5 marzo alle ore 9) in Italia si segnalano oltre 3mila contagiati. Il perchè della preoccupazione del governo è evidente. Le strutture sanitarie non potrebbero reggere un'allargarsi a macchia d'olio dei contagiati.

L'equazione è immediata: più contagiati, più aumenta il numero di persone a rischio e che richiedono misure sanitarie specifiche, meno sarebbe la disponibilità delle strutture sanitarie e di conseguenza minore sarebbe la capacità di gestire e curare al meglio i pazienti con il rischio di far aumentare il numero la percentuale di letalità causata dal virus. C'è da dire anche che, come ha sottolineato più volte Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova "nell’85-90% dei casi l’infezione decorre in maniera blanda. Nel 10-15% dei casi in maniera più grave e solamente nel 5% in maniera critica (articolo pubblicato dalla John Hopkins University)".

In Liguria secondo i dati di Alisa (Azienda ligure sanitaria) ci sono in tutto 113 posti letto in terapia intensiva e 12 in terapia sub intensiva. Mentre per quanto riguarda i reparti di malattie infettive ci sono 133 posti letto complessivi di cui 10 all'ospedale pediatrico Gaslini di Genova destinati ai pazienti più piccoli. Da considerare che in parte questi posti sono già occupati da persone che presentano altre patologie e di conseguenza la disponibilità per soggetti che risultano positive al coronavirus e necessitano di cure più importanti dal punto di vista sanitario è minore.  

Intanto per fronte alle possibili necessità che la sanità ligure dovrà affrontare in questi giorni il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti in un post su facebook annuncia che in caso di bisogno verranno richiamati anche i medici andati in pensione, oltre all'aumento del numero dei posti in terapia intensiva in Liguria. "In caso di necessità, anche improvvisa, la Regione Liguria è preparata con rianimazioni potenziate, medici pensionati richiamati in servizio e posti letto aumentati, 65 in più nelle terapie intensive liguri e fino a 250 per i casi non gravi".