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Sono in vigore le norme sulla par condicio in Tv
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E' scattato ufficialmente il conto alla rovescia per il Referendum del 29 marzo sul taglio dei parlamentari. Da ieri, 29 febbraio, sono in vigore le norme sulla par condicio in Tv, ma l'emergenza Coronavirus sta uccidendo la campagna elettorale sul nascere. All'orizzonte si profila un paradossale ribaltamento degli auspici: i sostenitori del "no" puntano al mantenimento della data del 29 marzo, dopo averne chiesto lo slittamento nei giorni scorsi, obiettivo a cui lavora anche il governo mentre è tra il Movimento, sostenitore del Si, iniziano a sorgere i dubbi che un posticipo delle urne possa aiutare. ipotizzata dai media nei giorni scorsi.

A rilanciare la richiesta dello slittamento della consultazione è stato il Partito Radicale di Maurizio Turco e Irene Testa. Il motivo è "nell'impossibilità non solo della campagna referendaria radiotelevisiva con i palinsesti sconvolti dalle notizie sul coronavirus, ma anche del voto stesso", vista l'ampliarsi dell'epidemia. Ma i promotori del Referendum, cioè i tre senatori che hanno raccolto le firme necessarie (Andrea Cangini, Tommaso Nannicini e Nazario Pagano), gli unici ad avere il potere di chiedere al governo il rinvio, non lo fanno. Certo, Cangini ha chiesto all'esecutivo di sollecitare la Rai a garantire l'informazione sul quesito, anche perché gli incontri sul territorio saranno difficili da svolgere vista la diffusione del virus.

Tra i diversi Comitati per il No si è formata l'idea
che, vista la situazione, alle urne potrebbero recarsi pochi elettori, con una maggior chance di vittoria; gli elettori contrari al taglio sarebbero infatti più motivati a recarsi al seggio. Al contrario un flop della partecipazione con un fiasco del sì o con una sua vittoria stentata comincia ad essere temuta in M5s, tra cui si inizia a ragionare di rinvio delle urne. E non è solo il Referendum l'unica data in bilico.

All'orizzonte c'è anche il tema delle elezioni regionali. Nulla è stato deciso, e ipotizzare uno slittamento sembra al momento prematuro tanto che i partiti continuano a cercare intese. Non solo il centrodestra ma anche il Pd ed i Cinque Stelle. Nei giorni scorsi il capo politico dei penstastellati ha incontrato il vice segretario Dem Andrea Orlando per discutere di possibili alleanze in particolare in Liguria. E l'idea di un accordo con i Dem sarà oggetto di un voto su Rousseau la prossima settimana. (LEGGI QUI)


Il caos coronavirus mette al momento in sordina l'idea di un "governissimo" circolata nei giorni scorsi e sostenuto da Giancarlo Giorgetti. Matteo Renzi ufficialmente chiude la porta in faccia alla Lega ma in un'intervista ha di recente ribadito l'intenzione di chiedere a Conte un cambio di passo una volta passata l'emergenza.

TONINELLI TESTIMONIAL DEL NO - E' l'ex ministro Danilo Toninelli il testimonial per No al taglio dei parlamentari che i promotori del Referendum hanno lanciato sui social nel primo giorno di campagna referendaria. Su Facebook, Twitter e Istagram viene fatto girare un video in cui Toninelli spiega i motivi del No al Referendum del 2016 sulla riforma Renzi-Boschi, video in cui delegittima il tema del risparmio con un minor numero di eletti, tema che oggi è il principale argomento usato da M5s per sostenere il taglio lineare di deputati e senatori. "I veri risparmi per il dimezzamento della democrazia equivalgono a una tazza di caffè, e penso che offenda gli italiani oltre che a volerli fregare. perché parlare di taglio dei costi quando si parla di democrazia vuol dire che lui (Renzi ndr) creda che gli italiani siano caproni o pecoroni. Per questo andranno in massa a votare No", affermava allora Toninelli. Auspicio quest'ultimo che i sostenitori del No si augurano si ripeta il 29 marzo.