La procura di Savona, che indaga sul crollo del viadotto della A6 Madonna del Monte, ha avviato accertamenti anche sullo stato dei piloni del viadotto nel tratto tra Altare e Ferrania. "Abbiamo fatto alcuni sopralluoghi ma per chiarire i fatti ci vorrà tempo" ha detto il procuratore capo Ubaldo Pelosi. A chi gli chiedeva se quanto successo si debba attribuire a problemi strutturali su piloni o collina Pelosi ha risposto: E' impossibile dirlo adesso, sono oggetto delle indagini".
Mentre il professor Nicola Casagli, l'esperto di frane docente dell'Università di Firenze, sta sorvolando l'area della frana, proseguono gli accertamenti della Polstrada che attraverso le telecamere di sorveglianza installate sull'autostrada cerca di capire se al momento del crollo stessero passando mezzi. Analogamente, vanno avanti le ricerche dei Vigili del fuoco sulla massa della frana. La probabile causa del crollo potrebbe essere "l'impatto della massa di fango, scesa velocissimamente da un'altezza considerevole e lungo un bacino stretto, sui piloni del viadotto stesso", hanno detto i due esperti Nicola Casagli (UniFi) e Luca Ferraris (Fondazione Cima) dei centri di competenza del dipartimento nazionale di Protezione civile.
"La frana che ha distrutto il viadotto sull'A6 contiene circa 15 mila metri cubi di materiali che sono ancora in bilico". Lo hanno detto Nicola Casagli dell'Università di Firenze e Luca Ferraris della Fondazione Cima, centri di competenza della Protezione civile nazionale, al termine del sopralluogo aereo sulla frana. Quest'ultima, composta da circa 30 mila metri cubi di materiale, è scesa da un'altezza di 300 metri velocissima, 'correndo' a circa 20 metri al secondo. "E' stata rapidissima - hanno detto gli esperti - e calcolando la velocità con la quantità di massa l'impatto sui piloni è stato devastante".
Secondo Casagli e Ferraris, è stata la grande quantità di pioggia caduta il mese scorso a provocare lo smottamento di un terreno che è stato agricolo e abbandonato in una zona considerata a rischio da moderato a basso. "La frana ora sembra ferma - hanno detto gli esperti - ma i 15 mila metri cubi di materiale potrebbero scendere in qualsiasi momento ampliando i fianchi dello smottamento". La frana che ha falciato il viadotto sull'A6 "è stata messa sotto stretto monitoraggio" con un sofisticato sistema di laser e radar e un sistema di allerta pluviometrico "per cercare di fornire elementi utili per poter riaprire la carreggiata sud dell'autostrada", hanno concluso i due esperti.
Intanto sono terminate le ricerche dei vigili del fuoco e non sono trovati veicoli coinvolti nel crollo. Sono stati effettuati sondaggi e carotaggi dell'impalcato tramite penetrazione e telecamere di ricerche. Tutte le zone di accumulo di fango sono state sondate. È stato ispezionato l'alveo a valle del crollo. E' stata anche verificata l'integrità funzionale del metanodotto Snam. Sono stati impiegati allo scopo due team Usar Medium dei vigili del fuoco. Proseguono, nel frattempo, le operazioni di ripristino di sicurezza dell'alveo, in vista del potenziale peggioramento meteo.
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Crollo viadotto sulla A6, la Procura di Savona: "Piloni oggetto di indagine"
Le verifiche nel tratto tra Altare e Ferrania
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