cronaca

Non luogo a procedere per il 'senatur' e per Bossi junior
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Nessun nuovo processo per l'ex leader della Lega, Umberto Bossi, e suo figlio Renzo nell'ambito del filone milanese nel procedimento sui fondi del Carroccio. La Cassazione ha confermato per loro la sentenza della Corte di Appello di Milano, del 23 gennaio scorso, di non luogo a procedere per il 'senatur' e per Bossi junior e reso definitiva la condanna a un anno e otto mesi per l'ex tesoriere del partito Francesco Belsito, accusato di appropriazione indebita su querela avanzata dal segretario della Lega Matteo Salvini.

I giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso della Procura di Milano, che chiedeva di estendere anche ai due Bossi la querela presentata da Salvini nei confronti del solo Belsito. Quest'ultimo, a sua volta, si è visto dichiarare "inammissibile", dagli ermellini, il suo ricorso contro la condanna in Appello. Una prima 'tegola' sull'ex tesoriere era caduta dopo che i giudici, alcune ore prima, nello stesso Palazzo di Giustizia avevano respinto la richiesta di ricusazione del collegio, già avanzata il 17 luglio da Belsito.

"Lo avevamo immaginato
, perché la Corte non aveva consentito alla difesa di usufruire dei tempi adatti previsti dalla legge per lo studio della documentazione del processo. Era questo il motivo della ricusazione di Belsito", ha detto l'avvocato Alessandro Sammarco, commentando la sentenza di conferma della condanna. Soddisfatto, invece, Domenico Mariani, l'avvocato di Umberto Bossi, per il quale quella nei confronti del suo assistito "è stata una pronuncia che ci aspettavamo perché era manifestamente infondata in punto di diritto la questione sollevata dalla Procura".

Il procedimento di Milano rappresenta un capitolo dell'altro filone genovese, in cui secondo l'accusa il partito aveva ottenuto i rimborsi elettorali ai danni del Parlamento, tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e il bilancio. Quest'ultimo processo si è concluso con una sentenza della Cassazione dello scorso 6 agosto, che aveva giudicato prescritti i reati per Bossi e Belsito. In quel caso la Suprema Corte aveva annullato senza rinvio le condanne e le confische personali per entrambi.

Belsito resta però responsabile di appropriazione indebita: per lui è attesa ancora la rideterminazione della pena in Appello. La confisca dei 49 milioni alla Lega è invece definitiva. I procedimenti erano arrivati dopo le inchieste della Procure di Milano e Genova da cui emersero, oltre ad alcuni conti al ristorante, viaggi e persino cene di Natale, una serie di spese del partito per la famiglia Bossi. Queste ultime erano contenute in una cartella dalla scritta "The family", che avrebbe contenuto anche i pagamenti per i corsi della laurea di Renzo Bossi.