cronaca

Violata più volta la norma che vieta di dare da mangiare agli ungulati
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Fermi sul ponte che attraversa il Bisagno, a due passi da via Canevari a Genova, intenti a lanciare pezzi di focaccia e pane ai cinghiali. E' un'immagine che capita spesso di osservare a chi per lavoro o necessità deve passare da una parte all'altra del torrente genovese. Sono tanti infatti i genovesi attratti dai numerosi ungulati che popolano il greto del Bisagno e che ormai da anni fanno la loro comparsa lungo le strade cittadine che non resistono alla voglia di dar da mangiare a questi animali. L'ultimo caso appena due giorni fa (come testimonia questo video). Un gesto però assolutamente vietato e sconsigliato dagli esperti.


"Prima di tutto perché favorisce l’abitudine di questi animali all’uomo con potenziali rischi per le persone, senza dimenticare che tale comportamento implica rischi anche per gli stessi animali - spiega l'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) -. Il cinghiale è, per sua natura, un animale selvatico e può reagire all’interazione mordendo o spingendo violentemente. Inoltre, questa frequentazione comporta rischi anche per gli animali domestici". A Genova lo scorso anno è stata emanata un'ordinanza che vieta espressamente a ogni persona di cibare i cinghiali, con una multa che può arrivare anche a 500 euro per chi viene beccato sul fatto. E proprio a Genova sono decine e decine i casi di avvistamenti di questi animali lungo le strade cittadine, lungo Bisagno, quartieri limitrofi ma non solo. E' il caso ad esempio di quei cinghiali che abitano, ormai è proprio il caso di dirlo, all'interno del giardino dell'ospedale San Martino. Presenza fissa è abituale per chi frequenta l’ospedale. Un'ordinanza comunale spiegache per la cattura dei cinghiali in città si può istituire all'occorrenza un'area di sicurezza per lo svolgimento delle operazioni di contenimento. Perimetro dell'area, strade di accesso e spazi pubblici e privati soggetti all'uso pubblico limitrofi saranno temporaneamente interdetti e presidiati dalle forze di polizia. Ma nessun abbattimento 

Secondo le stime sono oltre un milione gli esemplari di ungulati presente in tutta Italia e sempre più spesso si trovano vicino alla città o addirittura dentro, come appunto, nel caso di Genova. E così il rischio incidenti aumenta considerevolmente. Secondo i dati Istat in Liguria il numero di cinghiali in appena dieci anni è raddoppiato. Fatto che porta conseguenze inevitabili e dirette. Una di queste è il numero degli incidenti stradali: ben il 13% è causato dallo scontro tra un veicolo e un animale selvatico, con una frequenza media di circa 70 incidenti l’anno. Animali in generale, ma in Liguria i cinghiali sono la parte dominante.

Poi ancora ci sono da considerare i danni provocati all'agricoltura locale. La Confederazione italiana agricoltura (Cia) stima questi in poco meno di 200mila euro all'anno. Ma n 2018 in Liguria le domande di risarcimento arrivate negli uffici competenti sono state esattamente 329, molto meno dei casi reali. Spesso sono gli stessi agricoltori a non presentare domanda per ottenere il risarcimento perchè scoraggiati dai tempi lunghi della burocrazia italiana.

Ma che negli ultimi anni i legami tra cinghiale e uomo sono diventati sempre più stretti lo dimostra un’altra storia. A Ventimiglia c'è infatti addirittura un intero quartiere che ha adottato una famiglia di ungulati. A Roverino mamma cinghiale e i suoi tre figli sono diventati delle vere e proprie mascotte. Scesi dalle alture ora stazionano stabilmente sul greto del fiume Roja, ‘guadagnandosi’, praticamente ogni giorno, la propria porzione di cibo, o direttamente dai residenti oppure attraverso le scorribande lungo le vie cittadine. Un'associazione savonese vorrebbe trasferirli in un posto più adatto e riportarli così nel loro habitat naturale ma la legge per il momento non lo permette. Il problema però appare circolare. I cinghiali scendono dalle alture in cerca di cibo e in città lo trovano facilmente. Sia grazie agli scarti alimentari dell’uomo sia grazie all’azione diretta dell’uomo stesso che per gioco o divertimento gli alimenta.

Da una parte le multe rappresentano un tentativo di frenare questa abitudine, dall’altra ci sono strumenti diversi che provano a risolvere il problema alla radice. Uno di questi è l’abbattimento preventivo. Nell’ultimo inverno il periodo della caccia al cinghiale in Liguria è stato allungato di un mese e mezzo. In base ai piani regionali dovevano essere abbattuti 28.838 capi in tutta la Liguria. Ma in realtà i numeri avevano mostrato quasi a fine periodo che l’abbattimento si era fermato a soli 10.724 esemplari, poco più di un terzo dell’obiettivo prefissato (37,19%). E così il periodo potrebbe essere traslato anche in futuro. Si parla di caccia al cinghiale aperta dal Primo novembre al 31 gennaio. Altre misure studiate per arginare il problema dei 'cinghiali cittadini' sono la presenza di reti elettriche nei punti di passaggio degli animali selvatici, il monitoraggio dei rifiuti e un numero verde regionale per segnalare la presenza in città.

E' stata invece dichiarata illegittima da parte della Corte Costituzionale la norma regionale che autorizzava il consumo di carne di cinghiale abbattuto a caccia per sagre e manifestazioni gastronomiche: "Il consumo della selvaggina abbattuta a caccia deve essere in forma privata e non a scopo di lucro in eventi a carattere pubblico" si legge nel testo dei giudici.