cronaca

Massari ha esploso tre colpi di pistola fuori dal carcere per attirare l'attenzione delle forze dell'ordine
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 "Non sono pentito di quello che ho fatto. Mi spiace solo per gli innocenti coinvolti". Lo ha detto Domenico Massari, che ha ucciso la ex moglie Deborah Ballesio sabato notte, pochi minuti dopo essersi costituito in carcere a Sanremo. Dopo aver sparato tre colpi in aria per attirare l'attenzione degli agenti, si è consegnato rifiutando di nominare un avvocato di fiducia: "Sono consapevole di quello che ho fatto, mi basta quello d'ufficio". La pistola usata per l'omicidio è risultata rubata.

Durante la conferenza stampa in questura a Savona è emerso un nuovo particolare: per fuggire dal luogo dove ha ucciso la ex moglie e ferito alcune persone, Massari ha minacciato con una pistola Smith & Wesson 357 Magnum un autotrasportatore e si è fatto portare ad Arma di Taggia. La pistola utilizzata da Massari è risultata rubata nel 2012, l'uomo inoltre aveva con sè decine di proiettili di riserva e due coltelli. La Polizia è al lavoro per ricostruire i suoi movimenti durante la fuga. Per braccarlo sono giunti da Roma gli uomini della seconda divisione del Sco (Servizio centrale operativo). "Il soggetto era estremamente pericoloso - ha spiegato Alfredo Fabbrocini che guida la 2^ divisione del Sco - e il modo in cui si è consegnato, sparando tre colpi davanti al carcere di Sanremo, lo dimostra. Per questo abbiamo messo in campo una squadra numerosa e dato il via alla caccia all'uomo. Si è costituito prima, ma era solo questione di tempo".

Non solo motivi passionali ma anche una questione di soldi. Sarebbero questi i due diversi moventi che hanno portato Domenico Massari a uccidere la sua ex moglie. A chiarire le ragioni dell'omicidio è stata la Polizia durante la conferenza stampa: Massari aveva investito i propri averi, circa 300 mila euro (frutto presumibilmente di attività illecite, secondo quanto affermano gli inquirenti, dato che Massari non aveva mai lavorato dedicandosi al traffico di droga in Spagna), nell'apertura di un locale di lap dance, il 'Follia' di Altare (Savona), che era però intestato alla moglie.

"Quando lei lo ha lasciato - ha spiegato il questore di Savona Giannina Roatta - lui si è sentito defraudato dei suoi averi, sentiva di aver perso tutto per colpa sua".
E così, nel 2015, aveva dato fuoco al locale e all'abitazione, patteggiando per questo tre anni e due mesi di reclusione. "Nell'ultimo anno e mezzo era sparito dai radar di Polizia e Carabinieri - ha spiegato Fabbrocini del Sco - per cui non avevamo idea dei suoi movimenti".
La vittima (Deborah Ballesio - ndr) negli anni passati si era rivolta alle forze dell'ordine per le minacce ricevute "ma negli ultimi anni non lo aveva più fatto - ha aggiunto Roatta - e anche gli amici ci raccontano che non erano più arrivate minacce. Forse non ha più percepito il pericolo".