La difficile situazione che sta vivendo il settore europeo dell'acciaio porterà Arcelor Mittal Italia a fare ricorso in via temporanea alla cassa integrazione guadagni ordinaria (cigo). Un provvedimento che nello stabilimento di Taranto, l'ex Ilva, andrà a interessare fino a 1.400 dipendenti al giorno per 13 settimane.
"È una decisione difficile, ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa", spiega l'ammnistratore delegato Matthieu Jehl, ribadendo comunque che si tratta di "misure temporanee", trattandosi di un mercato ciclico. La notizia arriva dopo che in maggio era già stata decisa la riduzione della produzione primaria in Europa. Quella di Taranto è stata rallentata da 6 a 5 milioni di tonnellate.
Come prevedibile, la decisione suscita immediate le reazioni dei sindacati. "La prospettiva della cassa integrazione ordinaria, per quanto legata per definizione ad una evoluzione di ciclo congiunturale, non ci rassicura e diventa un ulteriore elemento di incertezza", afferma la segretaria generale della Fiom Cgil, Francesca Re David, anticipando che nell'incontro in programma per il 10 giugno la Fiom chiederà una verifica "sull'attuazione dell'accordo sottoscritto in merito alle strategie industriali e produttive e agli investimenti relativi al processo di risanamento ambientale". La segretaria generale Cisl, Annamaria Furlan, dichiara che "ArcelorMittal deve rispettare gli accordi che ha firmato", puntando al contempo il dito in direzione dell'esecutivo.
Per quanto riguarda l'Italia, in particolare, l'azienda osserva in una nota come, accanto alla riduzione della domanda, si sia registrato un aumento senza precedenti delle importazioni da Paesi terzi. Nei primi quattro mesi del 2019, l'import di prodotti da coils e lamiere è infatti aumentato del 51% rispetto allo stesso periodo del 2018. Anno, quest'ultimo, già di per sé da record sotto questo punto di vista.
L'annuncio di 13 settimane di cassa integrazione per 1400 lavoratori Ex Ilva a Taranto è una doccia fredda anche a Genova "visto che solo pochi giorni fa il gruppo aveva spiegato che la riduzione della produzione in Europa non avrebbe interessato l'Italia", commenta il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro. "E' un brutto segnale e un messaggio pericoloso soprattutto per quanti vogliono che l'Ilva chiuda" aggiunge. Preoccupato anche il segretario regionale della Fim Cisl Liguria, Alessandro Vella, perché "non si è fatto nulla sugli investimenti produttivi utili allo stabilimento di Cornigliano sulla banda stagnata e ancor più grave poco su impianti e sicurezza. L'ultimo grave incidente ne è la testimonianza con un lavoratore ancora in ospedale".
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Ex Ilva, acciaio europeo fatica: cassa integrazione per 1.400
Il provvedimento interessa lo stabilimento di Taranto, ma Genova trema
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