"Nessuna promessa mirabolante abbiamo detto ai cittadini la verità di come stanno le cose" è realista Gian Alberto Mangiante, il nuovo sindaco di Lavagna nell'analizzare il perchè del suo successo elettorale. Dopo tre anni di commissariamento la cittadina del levante torna alla normalità, o almeno ci prova.
Nel giugno del 2016 all'improvviso scoppiò il caos. Il consiglio comunale venne sciolto per l'ombra dell'infiltrazione mafiosa, l’allora sindaco Giuseppe Sanguineti finì arrestato e messo ai domiciliari. Stessa sorte toccò all’ex parlamentare Gabriella Mondello così come all’ex consigliere comunale Massimo Talerico. In carcere finirono anche altri otto presunti affiliati della ‘ndrina Rodà-Casile di Condofuri, in Calabria. Il Comune finì dunque commissariato per infiltrazione mafiosa. Il processo è tutt'ora in corso. Nel 2017 la nomina da Roma del commissario chiamato a gestire la macchina amministrativa, oltre a un pesante deficit di bilancio. In questo ruolo si sono alternati a Palazzo Franzoni prima Raffaele Sarnataro e poi Marco Serra.
Ora tocca di nuovo alla politica ma Mangiante ha la scorza del tecnico. In passato infatti è stato anche presidente dell'ordine dei commercialisti di Chiavari. "Un tecnico è quello che ci vuole in una situazione di dissesto economico come questo per cercare di riequilibrare il bilancio" spiega il neo sindaco che ha battuto nella corsa alla prestigiosa poltrona gli alteri tre candidati: Guido Stefani, Laura Corsi e il pentastellato Daniele Di Martino. La ricetta per Lavagna è già pronta: "Si agisce intervenendo con criteri di efficienza in modo da recuperare finanze da poter poi utilizzare e mettere a bilancio. In termine tecnico (e non poteva essere altrimenti) si parla di esercizio con cautela operativa. Gli impegni che verranno presi non possono essere al di fuori di quelli dell'ultimo bilancio già approvato - precisa Mangiante. Solo dopo sarà possibile tornare alla normalità. Interverremo con criteri più rigidi di quelli contenuti nel decreto sblocca cantieri e poi daremo maggiore trasparenza al sito del Comune".
Insomma, il passato non può essere dimenticato e dalla necessità di superare questi anni e i mille problemi lasciati alle spalle dalla vecchia amministrazione, ora Lavagna vuole ripartire con il suo nuovo primo cittadino. Certezza e trasparenza sono le due parole d'ordine di Mangiante sulla quali vuole costruire la sua amministrazione. Prima di tutto dunque c'è da affrontare la questione del bilancio, con il rosso arrivato a 9 milioni di euro. Ma i primi interventi sono già sulla scrivania del sindaco: "Turismo e viabilità, si parte da qua. Bisogna subito organizzare le manifestazione per l'estate ormai alle porte. Poi abbiamo in mente un piano traffico dove, insieme alla collaborazione dell'Università di Genova, andremo a rivedere i flussi veicolari e la mobilità della nostra cittadina". I lavagnesi hanno scelto, ora tocca al tecnico Mangiante.
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Lavagna, dopo ombre di mafia e bilancio in rosso: ecco Mangiante, il nuovo sindaco-tecnico
La città cambia dopo il commissariamento durato tre anni
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