cronaca

Da Palazzo di Giustifizia: "Cercarono di intralciare le indagini"
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Nel corso delle indagini sul crollo del ponte Morandi, il viadotto collassato lo scorso 14 agosto causando la morte di 43 persone, si cercò di intralciare le indagini. Per questo nella lista di 53 nuovi indagati, a cui sono stati notificati gli avvisi nei giorni scorsi, figurano due persone indagate solo per favoreggiamento. Si tratta di Valentina Maresca, responsabile dell'ufficio legale di Spea, e Fabio Freddi, ingegnere strutturista. "Si tratta - spiegano qualificate fonti di palazzo di giustizia - di presunte attività illecite svolte durante le attività di polizia giudiziaria".

In pratica, si ipotizza, potrebbero essere stati nascosti documenti utili agli investigatori o modificati. Già la notte del 14 agosto, poche ore dopo la tragedia era emersa una strana mail mandata dall'istituto di consulenze tecniche Ismes-Cesi, in particolare dalla funzionaria commerciale Chiara Murano, al funzionario di Aspi, Enrico Valeri che le chiedeva di inoltrarle lo studio fatto poco tempo prima dal Cesi. La Murano aveva accompagnato lo studio con un commento in cui si diceva che il crollo poteva essere stato causato da vizi del progetto originario. Il motivo per cui venne scritto quel testo e se e da chi fu ordinato non è ancora emerso, ma anche su questo filone gli investigatori stanno lavorando per fare chiarezza.

Nel registro sono finiti, tra gli altri, Antonio Galatà, amministratore delegato di Spea; Michele Franzese, funzionario della Direzione generale per la vigilanza sulle concessionarie autostradali del ministero delle Infrastrutture; Lucio Ferretti
Torricelli, responsabile dell'Unità strutture di Spea; Maurizio Ceneri, coordinatore ingegneri Spea (già indagato per falso, nell'inchiesta sui report manomessi su 5 viadotti); Riccardo Mollo, ex condirettore generale di Autostrade (assolto per il
bus precipitato ad Avellino); Igino Lai (ex direttore del primo tronco di Genova e direttore generale di Esercizio della Strada dei Parchi).