cronaca

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 Nuovi approfondimenti sui reperti 132 e 130 del viadotto Morandi, considerati dagli inquirenti la prova "regina" delle cause che hanno provocato il crollo del ponte il 14 agosto causando la morte di 43 persone. I consulenti delle parti e i periti del giudice per le indagini preliminari hanno assistito al taglio dei due reperti, gli stralli che contengono i cavi in acciaio.



I detriti sono stati sezionati per potere procedere a ulteriori analisi sui materiali. Dopo il taglio si procederà a un esame visivo e, con ogni probabilità alcuni pezzi potrebbero essere inviati in laboratori specializzati, questa volta in Italia e non più in Svizzera, come successo a dicembre. Intanto domani è prevista una nuova udienza dell'incidente probatorio davanti al gip, una anticipazione del processo in cui le prove vengono cristallizzate e usate poi al dibattimento. Quella di domani, secondo quanto trapela da palazzo di giustizia, sarà una udienza interlocutoria, e non decisiva.

Davanti al giudice, ai pm, agli avvocati dei 21 indagati e delle parti civili, oltre ai periti e i consulenti, dovrebbero essere fissate le modalità e le tempistiche della demolizione del moncone Est (quella a ridosso delle case) e i tempi di nuovi sopralluoghi. Sempre domani potrebbe essere dato il nuovo termine entro il quale i periti del gip dovrebbero consegnare la loro relazione. Finora i consulenti della procura hanno puntato sul cedimento dello strallo (uno dei tiranti), cedimento causato da una corrosione e cattivo stato di manutenzione, mentre i consulenti di Autostrade hanno insistito su una causa esterna, come la caduta di una bobina di acciaio da 3,5 tonnellate dal camion passato pochi istanti prima del crollo.