La nascita di Zone economiche speciali (Zes) e Zone logistiche semplificate (Zls) può svolgere un ruolo importante per accelerare lo sviluppo, creando le condizioni per la crescita delle imprese che operano nelle aree portuali e retroportuali. Su questo sono tutti d'accordo, dai rappresentanti dell'Associazione italiana di diritto marittimo agli armatori alle autorità portuali, che lunedì scorso a Roma si sono confrontati nella tavola rotonda (organizzata da Aidim) su "Il contributo delle Zone economiche speciali e delle Zone logistiche semplificate per il rilancio della competitività del settore portuale e logistico italiano". Ma essendo per l'Italia una via ancora all'inizio, serve una messa a punto. Per Maurizio D'Amico, segretario generale di Femoza (World Free & Special Economic Zones Federation), Zes, Zls e zone franche possono contribuire anche al successo del coinvolgimento dell'Italia nella Belt and Road initiative,la nuova Via della seta, ma "l'Italia dovrà modificare e migliorare il quadro normativo che le riguarda e concentrarsi su una coraggiosa sburocratizzazione".
Zes e Zls potrebbero anche favorire sinergie fra armamento nazionale e portualità, ha spiegato Luca Sisto, direttore generale di Confitarma, critico invece sulla riforma della governance portuale: "Ha ridefinito le modalità di partecipazione degli stakeholders nei processi decisionali delle Autorità di Sistema Portuale allontanando di fatto l'armamento nazionale dalla definizione della politica portuale".
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