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"Saavvooona? Nooo!"

Avrà esclamato questo nome di città ligure, emulando Enrique Balbontin, il presidente della Repubblica o qualcun altro del Quirinale, quando il premier incaricato Conte si è ripresentato con la lista dei ministri?

Nella lunga trattativa che si giustifica per le inattese e assolute novità anche rituali o irrituali, l’idea che di fronte al nome di uno dei più autorevoli economisti europei, appunto Paolo Savona, ci si possa fare andare di traverso la coscia di pollo, mi lascia un po’ perplesso.ù

Il professor Savona non è Pinuccio Piripacchio che ha preso venti voti su una qualche piattaforma, o il ragioner Bertinetti (con la E aperta) che guidava le falangi padane di Besnate all’epoca di Bossi. E’ un signore che Carlo Azeglio Ciampi volle come ministro nel suo governo (Ciampi irresponsabile??). Uno che ieri ha scritto, riprendendo una sua analisi di qualche anno fa, che lui personalmente vorrebbe un’ Europa più forte e più equa. Concetto che il “pericolo pubblico numero uno” dell’era penta-leghista (Savona) ribadisce da tempi non sospetti.

Un’Europa più forte, ma soprattutto più equa. Che è quello che pensa la maggioranza degli italiani che è andata a votare e che certe stizze dell’Europa tedesco-gallica proprio non riesce a capirle. Che non significa fare la Brexit. Ma cambiare o almeno provarci. Che era quello che aveva detto Gentiloni alla presentazione del suo governo e prima anche Matteo Renzi. E se non sbaglio quelli prima di Matteo Renzi a partire da Silvio Berlusconi.

Dunque è cambiata qualche cosa e non me ne sono accorto?

Il problema è che il professor Paolo Savona è piuttosto competente, concetto che in questo post-voto stenta a farsi strada, surclassato dall’”essere nuovi” che è una bella roba, ma francamente preferisco il primo.

E’ competente e autorevole. Quindi lassù dove si beve la birra e si mangiano i crauti il fatto che sia autorevole fa venire la pelle d’oca a qualcuno.

Forse rischieremo per davvero. Forse, se fosse passato questo governo con questa maggioranza scelta da una maggioranza di italiani, piaccia o no, troveremo i forni di Genova chiusi e addio focaccia con la cipolla! Come grugnirebbe Paolo Villaggio. Addio mutui e farinata, addio pensioni e Pasqualina. Ma almeno il professor Savona lasciamolo stare. Dubitare ddella sua autorevolezza è assurdo quasi come chiedere l’impeachment di Mattarella.

Così nell’arco di due poche ore siamo passati da Conte a Cottarelli con un salto triplo carpiato che ci riporta a quando al Quirinale si presentò un altro professore che di nome faceva, Enrico Letta. Di sicuro Salvini ha fatto l’en plein, salvinizzando i Cinquestelle e preparandosi a una campagna elettorale che sarà un secondo plebisicito come quello catastrofico di Renzi del dicembre 2017.

Ce l’avranno con noi “i crucchi”, ma ammettiamo di essere piuttosto strani.