All’interno di una città capoluogo che, nell’ultimo lustro, ha visto modificare radicalmente i riferimenti della ristorazione con una tendenza sempre più rivolta a locali caratterizzati da pochi coperti, durante le prime settimane 2018, due elementi differenti rimarcano la volontà di mantenere alta la qualità tra centro e immediato entroterra.
Il primo è giunto con l’avvio di febbraio dal centro storico. Lì, il ritorno nel cuore di Genova della stella Michelin. Il merito è di Ivano Ricchebono, neo chef del ristorante Cavo di via Falamonica. Piatti curati con materie prime di alto livello segnano la strada di proposte comunque largamente accessibili secondo le differenti possibilità tanto a pranzo quanto a cena.
Il secondo, invece, arriva dalle alture della Valpolcevera. Sulla collina di Serra Riccò riapre lo storico locale Ferrando (nella foto) che per decenni ha segnato la storia locale di funghi e tartufi. Alla guida, una famiglia del posto che richiama ai sapori della tradizione già dal nome “Doî taggiæn”. Oltre alla pasta simbolo della cultura gastronomica di vallata, a pochi chilometri dall’Iit di Morego, i nuovi gestori del ristorante di San Cipriano attribuiscono grande attenzione a un pesto delicato, piatti casalinghi e ricerca della semplicità all’insegna dei sapori della nonna.
Segni di un panorama della cucina in rapida trasformazione come quello dell’intera Genova, una città post industriale che però non vuole più essere né carne, né pesce.
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