economia

Il paese transalpino è molto attento alle condizioni lavorative dei cittadini
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Le condizioni lavorative sono un argomento delicato, anche per capire quello che non funziona nel nostro paese diamo un’occhiata a quello che succede nei paesi limitrofi. Un tour europeo non può che partire dalla Francia, il paese forse maggiormente famoso per la sua burocrazia, uno stato che rispetta, a volte fin troppo, il lavoratore, soprattutto in merito ai permessi lavorativi e alle ferie (ogni impiegato dopo un anno di lavoro in un’azienda ha normalmente diritto a 2 giorni e mezzo di ferie per mese lavorato, un’aggiunta di 5 settimane di vacanza nel corso dell’anno). Di molto simile all’Italia in Francia c’è il fatto che le  ferie si prendono tradizionalmente ad agosto. Agosto è mese sacro in Francia e il paese rimane paralizzato.



Tanti sono i casi di francesi che lavorano all’estero e nonostante il fatto di percepire un salario in un altro paese, dichiarandosi disoccupati, percepiscono il doppio stipendio, in Francia e all’estero. Che la disoccupazione francese sia un potente mezzo di aiuto nei confronti dei lavoratori è un dato di fatto, che a volte però tralasci particolari, eccedendo nei contributi, un difetto burocratico.


L’Italia si pone al penultimo posto in Europa a livello di ore lavorate (38,6 in media), in Francia in molte compagnie vengono addirittura adottate 35 ore lavorative settimanali nell’ottica di un sistema per aumentare le ferie, a cui si riferiscono come RTT (Réduction du temps de travail).


Se hai lavorato nella stessa compagnia per più di 10 anni, puoi chiedere un anno sabbatico naturalmente non retribuito continuando a percepire la tua copertura sociale ed il diritto di tornare nella compagnia con lo stesso posto o con uno equivalente.


In Francia la garanzia del salario minimo chiamato SMIC (Salaire Minimum Interprofessionnel de Croissance) porta al fatto che nessuno possa ricevere una quantità inferiore a questa. Dal primo gennaio 2018 lo SMIC lordo è di 9,88 €, in leggero aumento rispetto al 2017 ma in netta crescita negli ultimi dieci anni dove è cresciuto di oltre 2 euro.


Il minimo salario mensile lordo passa da 1480,27 a 1498,47 euro, al netto delle tasse un aumento di circa 20 euro rispetto al 2017 i francesi guadagnerebbero un minimo netto di 1173 euro rispetto ai 1153 dell’anno precedenti.


Anche a livello pensionistico il paese dei macarons è più avanti, dal 1945 infatti grazie a un ministro dal cognome genovese, Alexandre Parodi, ministro del Lavoro e della sicurezza sociale, che integrò il sistema pensionistico con l'aggiunta della sicurezza sociale con lo scopo di “permettere agli anziani lavoratori di finire degnamente i propri giorni”. Nel 1993 con il paese in piena crisi, in deficit di oltre 40 miliardi di franchi, la riforma Balladur portò la quantità di trimestri lavorati per avere diritto alla pensione da 150 a 160 (37 anni e mezzo di lavoro). La riforma poi sarà integrata negli anni successivi da fondi di sostegno paralleli alla pensione, ma rimagono attuali per raggiungere la pensione i 164 trimestri della riforma Fillon del 2003.


La regolamentazione di un settore primario come quello del lavoro è una questione primaria nel paese transalpino, e in aggiunta alle molte leggi per difendere i diritti delle donne e delle minoranze nel campo del lavoro, la Francia dimostra di essere un paese attento alle problematiche sociali dei cittadini.