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Il governatore: "Ecco perché non andrei a fare il ministro"
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Li chiamano 'catapultati'. Oppure 'paracadutati'. Candidati calati dall'alto, senza legame col territorio. Come quel Lorenzo Cesa, ex Udc, che i centristi vorrebbero piazzare nel collegio uninominale di Imperia. Al presidente Toti non è andata giù: "Temo non per me, ma perché queste scelte contribuiscono ad allontare la gente dalla politica". Nell'intervista a Primocanale con Mario Paternostro il governatore parla di elezioni, ma anche di Berlusconi e del proprio futuro. Un posto da ministro? Giura che non gli interessa. E ci spiega perché. 

Presidente, cosa succederà dopo il 4 marzo? 
Vedremo cosa sceglieranno gli italiani. Credo abbiano avuto un'esperienza pessima dei governi che si sono succeduti in questi cinque anni, tutti a guida Pd. e penso abbiano un giudizio compiuto sulle amministrazioni a cinque stelle, che francamente non stanno brillando. Il centrodestra, che in Liguria ha vinto molto e ben fatto, avrà la fiducia degli italiani.

Ma l'uscita di Maroni apre a una scissione?
Non credo e non lo auspico, come non auspico la frammentazione negli altri schieramenti. L'Italia ha bisogno di semplicità e chiarezza, i partiti devono sforzarsi il più possibile di aggregarsi, dichiarare prima i programmi e le facce, possibilmente avviare un percorso di selezione e rinnovo della classe dirigente. L'antipolitica è provocata dagli errori nostri più che dai meriti altrui. La Lega farà la sua strada, Maroni ha fatto una scelta personale che dobbiamo rispettare.

E il suo rapporto con lui?
Con Maroni abbiamo avuto due anni di proficua collaborazione, come d'altra parte anche con Sergio Chiamparino che non è del mio colore politico. Quindi resteranno ottimi rapporti in ogni caso.

Si dice che il cerchio magico di Berlusconi non veda molto bene queste vittorie...
Abbiamo fatto un buon lavoro, abbiamo vinto due anni e mezzo fa quasi inaspettatamente. Quando sono arrivato, oltre il 70% della Liguria aveva dato fiducia al Pd. Oggi oltre l'80% l'ha data alla giunta di centrodestra. Abbiamo vinto, ma anche convinto. La gente evidentemente capisce il nostro sforzo. Noi stiamo cercando di fare della Liguria un grande laboratorio di sviluppo, non solo politico. Una piccola regione ma fondamentale per l'Italia. Qua abbiamo costruito una coalizione che ha tutti i colori del centrodestra, ma lo abbiamo fatto con facce credibili, radicate sul territorio, con giovani assessori. La Regione Liguria ha la giunta regionale più giovane d'Italia senza aver rottamato nessuno.

Però poi vi mettono i vecchietti in lista. 
Non ho mai diviso per età, la politica non è fatta di dati anagrafici. Il successo della Liguria è molto semplice: programma chiaro, metterci la faccia e rispettare gli impegni con gli elettori. 

E la candidatura di Cesa a Imperia?
Non facciamo una battaglia contro una singola persona. Non ce l'ho con Cesa. 

Dalla Liguria verranno candidati Scajola, Cavo e non solo. Non ha paura che la giunta si svuoti di personaggi forti? Chi li sostituirà?
Abbiamo tante capacità e intelligenze nelle giunte comunali, tra i nuovi amministratori. Alcuni andranno via, ma non si romperà l'armonia. Con Rixi c'è consolidata amicizia, con altri sono quasi cresciuto insieme, che siano Giampedrone o Scajola. Qualcuno andrà a Roma a darci una mano, qualcuno resterà qua ma sempre con lo stesso spirito di squadra e di regione. La politica non è fatta più di 'un posto tocca a quello, un posto tocca a questo...' ma 'in quel posto ci mettiamo il più bravo'.

Dovrebbe essere così. Ma lei li teme i 'catapultati'?
Temo tutto ma non per me, a me creerebbero poco danno. Farò un altro mandato qui, mi interessa rafforzare Bucci e Peracchini, mi interessano le elezioni di Imperia. Ho paura di queste scelte perché contribuiscono ad allontanare ancora di più la gente dalla politica.

Lei invece ci andrebbe a Roma?
Vorrei fare un secondo mandato qui, ritengo che sia utile dare una continuità amministrativa. Non cambierei questo posto con uno da ministro.

Non ci credo.
Glielo giuro. E spiego anche perché. Credo sia più interessante e più bello costruire un pezzo d'Italia che sarà uno dei motori dello sviluppo del Paese: turismo, crociere, container, i nostri porti, le ferrovie, le autostrade, un modello d'impresa.

Ma ci sarà un dopo Toti? Lei ce l'ha un suo 'delfino'?
Ci sarà sicuramente, nessuno è indispensabile. Ma non cambierei con un posto da ministro perché ritengo più utile il contributo che darei al centrodestra facendo il governatore qua. Non lo farei perché il mio timore è che la gente comprenda sempre meno le dinamiche della politica. Si prendono degli impegni e si mantengono. Quando arrivai, qualcuno mi definì foresto perché avevo la residenza nell'ultimo comune dell'estremo levante della Liguria. Mi sono conquistato la fiducia e non ho alcuna intenzione di perderla.

Il Terzo Valico lo inaugura lei?
Certamente, da presidente di Regione. Vedremo cosa diranno gli elettori, ma ho la sensazione che sarà così.

Bucci non è un po' troppo indipendente?
L'indipendenza è giusta, non ho alcuna intenzione di fare il sindaco di tutte le città che governiamo in Liguria. Abbiamo compiti diversi. Con lui passiamo ore ogni giorno al telefono e di persona per parlare di progetti strategici. Siamo una squadra. Ognuno ha il suo ruolo e nessuno vuole giocare nel ruolo dell'altro.