Guasti alle fognature, perdite d'acqua, piccoli interventi di manutenzione nei locali dell'Università di Genova. Peccato che di vero non ci fosse nulla: a inventarsi tutto sarebbero stati due dipendenti dell'ateneo per far eseguire lavori ai loro amici imprenditori e spartirsi gli incassi così ottenuti. Nei guai cinque persone finite agli arresti domiciliari tra pubblici ufficiali e imprenditori.È il risultato di un'inchiesta della Procura di Genova sfociata nelle ordinanze di misure cautelari emesse dal Tribunale ed esseguite dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'operazione denominata 'Macchia nera'. I reati ipotizzati vanno dalla truffa aggravata alla corruzione passando per la turbativa d'asta e il falso in atto pubblico.
A scoprire il meccanismo è stata la stessa Università dopo verifiche interne e denunce. I due dipendenti pubblici coinvolti sono il capo del settore interventi ordinari opere edili e un impiegato dell'area conservazione edilizia. Come prima cosa venivano prodotti documenti falsi: in questo modo la coppia riusciva a raggirare gli uffici amministrativi per far assegnare i lavori fantasma. Poi le ditte fornivano preventivi al ribasso, concordati coi funzionari, in modo da assicurarsi l'appalto. Infine l'Università pagava lavori mai avvenuti, e una parte dei soldi finiva nelle mani dei dipendenti corrotti.
Sono tuttora in corso perquisizioni, accertamenti e sequestri anche negli uffici dell'Università di Genova che, come precisano le stesse Fiamme Gialle, "ha fornito un fattivo contributo" alle indagini.
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