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Sul lavoro: "In Comune possibili 300 assunzioni"
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Rivendica le opere fatte in cinque anni da assessore sul dissesto idrogeologico e frena sulle promesse elettorali in tema di lavoro, anche se prospetta trecento assunzioni in Comune. Gianni Crivello, candidato del centrosinistra, a Primocanale parla anche dell'ultimo inciampo del sindaco Doria, la delibera Amiu-Iren: "Valuterò altre possibilità - assicura - ma la strada è l'accorpamento".

Qualcuno vede in sordina la sua campagna elettorale. Lei come la vede?
Forse è in sordina perché sono eccessivi i confronti. In giro per la città trovo molto entusiasmo e stima. La gente forse mi voleva già bene prima e il fatto di ritrovarmi in questo ruolo fa ancora di più.

Si sente identificato con Doria?
Io mi sento molto identificato con il lavoro che ho svolto nel corso di questi anni, penso a lavori pubblici e protezione civile. Sono moltissimi gli attestati di stima che mi arrivano dai cittadini e vorrei essere giudicato in primo luogo per ciò che ho fatto.

Ma non le chiedono una svolta?
Io stesso credo che serva una marcia in più, vorrei dare più compattezza a questa maggioranza, c’è stata troppa frammentazione.

Come si affronta il problema del lavoro? Da qualche parte le occasioni devono essere trovate.
Intanto ci vuole concretezza e pragmatismo, evitando di creare illusioni. Il Comune di Genova non assume persone se non per quanto riguarda le proprie competenze. Direi che nei prossimi anni potremmo arrivare ad assumere circa 300 persone, anche operai e polizia municipale. Il Comune deve fare tanto marketing, come abbiamo fatto sui temi del turismo e della cultura: andare in cerca di investimenti, snellire le procedure, garantire minori difficoltà a chi vuole investire. Genova potrebbe aprire porte cercando alleanze con Milano e Torino, non importa il colore politico. Naturalmente ci sono i grandi temi delle aree, non sono moltissime quelle dismesse.

Per quanto riguarda le aziende in crisi, da Ilva e Ericsson: lì i posti di lavoro si rischiano di perdere, e si dice che la politica non fa abbastanza…
La politica deve essere il più coesa possibile. Non conta il colore politico, conta la ferrea volontà di salvare i posti di lavoro. Sento concorrenti che vogliono destinare aree già destinate. Faccio l’esempio di Esaote: se il Comune non avesse insistito per mantenere la stessa destinazione d’uso, probabilmente la fine sarebbe stata un’altra.

Veniamo al tema dei migranti. Un po’ tutti svicolano, ma la sensazione è che ne arriveranno ancora. Nei prossimi mesi ci troveremo di fronte a nuovi arrivi. Ma se arrivano cosa si fa?
Sul tema dell’inclusione nessuno mi porterà mai sulle posizioni di Salvini, che troviamo su tutti i muri della città. Ma il Comune di Genova potrebbe non avere più le condizioni per gestire una situazione davvero delicata, con persone che fuggono per situazioni drammatiche, come è noto. Non vuol dire sottrarsi, ma garantire l’assistenza.

Quindi lei dice non a Genova?
No, bisognerà che insieme distribuiamo le responsabilità…

Parliamo di sicurezza. Immagina di prendere provvedimenti precisi su ordinanze e altro?
Sicuramente non ho in mente i droni, che ogni tanto cadono e possono cadere sulla testa delle persone che si vogliono controllare. Ci sono già le telecamere, senza voler fare allarmismo. In alcuni casi non si tratta solo di percezione, come per il tema della movida. Occupando spazi in maniera intelligente il centro storico può diventare davvero la fabbrica di questa città, come dice il mio amico Borzani. La soluzione è rafforzare e consolidare la Polizia Municipale – e i tavoli ci sono già. Ma la sicurezza è anche quella idrogeologica, e forse gli altri non ne parlano perché l’ho fatto io.

Amiu-Iren: qual è la sua ricetta?
Se i tempi ce lo concederanno, se si valutassero altre possibilità non avrei difficoltà a considerarle. Non mi sento di escluderlo, ma la strada è l'accorpamento. Non bisogna soltanto salvare Amiu, ma rilanciare una politica efficiente di raccolta e gestione dei rifiuti in questa città. Oggi non ci siamo.