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Il vice presidente del Senato: "Si rischia di uccidere le tv dei territori"
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I Cinquestelle "sono diventati cagnolini, rivoluzionari solo quando fa comodo a loro". L'attacco arriva da Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato, a Genova per sostenere la candidatura di Marco Bucci a sindaco per il centrodestra. Nell'intervista a Primocanale con Andrea Scuderi, l'ex ministro parla della situazione politica nazionale e locale, ma anche della convenzione Stato-Rai allo studio della Commissione bicamerale che dovrebbe portare in viale Mazzini 20 milardi in dieci anni, cioè più di 200 mila all'ora. "Così - dice - si uccide la libertà di informazione sul territorio". 

Partiamo dalla situazione politica nazionale. A Roma si respira di nuovo aria di crisi, caos tra il Pd e Alfano. Quali sono le possibilità che il Governo Gentiloni vada avanti?
La verità è che Renzi ha truccato i conti: ha fatto promesse a tutti, 80 euro di qua e di là, poi ha perso e ha dovuto abbandonare il Governo. L’Italia si è trovata scoperta dal punto di vista finanziario. Non vorrebbe andare a votare a febbraio perché teme che la legge di stabilità comporti altri sacrifici per i cittadini. Sta cercando di andare al voto prima di dover pagare il prezzo di tutte queste chiacchiere. La legge elettorale manca. Torrisi era il vice della presidente Finocchiaro che, essendo stato nominato ministro, ha dovuto lasciare la commissione affari costituzionali. Renzi vuole molto e stringe poco, ha sempre tirato la corda finché non gli si spezzava in mano.

Ma è vero che dietro questa vicenda c’è la volontà di creare una forza proporzionalista?
Certamente non può determinare l’esito. Non c’erano complotti, era una scelta fisiologica. Si dice: mettetevi d’accordo. Questa era una persona che poteva essere votata da destra e da sinistra, mentre Renzi è un ragazzino che si impunta.

E Alfano?
È stato messo alle strette. Ieri il ministro dell’esteri ha convocato una conferenza stampa durante un mezzo disastro nel mondo, per scomunicare Torrisi. Dico ad Alfano: cerchi di occuparsi delle crisi mondiali, visto che è il ministro degli esteri.

Parliamo di convenzione Stato-Rai. Si parla di un rinnovo del contratto da oltre 20 miliardi in dieci anni, cioè 280 mila euro all’ora. Che passi farete in commissione?

Questo valore è l’importo del canone moltiplicato per 10 anni. Vuol dire assicurare a quell’azienda un introito per quel periodo. Noi abbiamo chiesto a un gruppo di senatori un tempo congruo per discutere di questo. Se la Rai incassa più soldi dal canone, che oggi è in bolletta e gli evasori sono scomparsi, quanta pubblicità deve raccogliere? Quanto deve sottrarre a giornali e tv del territorio? Chiediamo più rispetto alla Rai del pluralismo e di un servizio pubblico che deve alimentare senza rincorrere il mercato pubblicitario visto che ha 20 miliardi di introiti. I Cinquestelle, invece, da oppositori della Rai, sono diventati cagnolini. Campo dall’Orto ha incaricato Milena Gabanelli di dirigere una testata web. La Rai ha deciso di concentrare tutti i siti web in una testata e di affidarla a una giornalista molto gradita anche al M5s. Voi sapete che oggi i Cinquestelle fanno le primarie sul web, dopodiché, se Grillo si sveglia dal pisolino, vista l’età, e decide che non gli piace, si fa diversamente. Sono rivoluzionari solo quando fa comodo a loro. Torniamo seri: qui c’è un potentato, affidato a chi? Chiederemo di discuterne.

C’è qualcuno che pensa agli occupati delle televisioni locali italiane?
Noi dobbiamo rispettare l’informazione del territorio, che ha vissuto un processo di selezione. Sono rimaste in campo aziende con una storia e un radicamento rilevante. La concentrazione eccessiva di canone in bolletta più concorrenza sleale – perché la Rai vende pubblicità con lo sconto del 90% - uccide la libertà di informazione dei territori. Si impoverisce l’occupazione, ma anche quello che offre.

Veniamo in Liguria. Campagna elettorale, qui a Genova sostenete Marco Bucci. C’è chi dice: o stavolta o mai più.
Speriamo sia la volta buona. È stata fatta una scelta molto oculata. Queste elezioni arrivano dopo l’elezione di Giovanni Toti, che ha amministrato bene, ha saputo qualificarsi. C’è unità nel centrodestra.

Ma se Toti dovesse vincere anche a Genova potrebbe ambire alla leadership nazionale?

Le politiche saranno nel 2018. È destinato a ricoprire ruoli importanti, già li ha ricoperti. Si è messo in campo in Liguria, ha vinto, è già a livello nazionale. Sta dando l’indicazione politica di unità nel centrodestra, lo ha dimostrato sul campo alle regionali e a Savona. Bucci non è un uomo politico ma conosce l’organizzazione dell’amministrazione e il settore della tecnologia avanzata. È riuscito a tenere unita la coalizione anche se è stato scelto per le sue qualità manageriali.

Le piace il progetto della lista sovranista?
Condivido ciò che ha detto Toti: non chiamatela così. Io mi considero orfano del Pdl. Berlusconi riuscì a unire il centrodestra, poi quel progetto per tante ragioni è entrato in crisi. Io sono per l’unità su quel modello. Il titolo “sovranista” è orrendo, mi fa pensare a “tronista”. Invece dev’essere un partito unitario del centrodestra, nel frattempo però cerchiamo di tenere uniti i partiti del centrodestra. La liguria può essere una dimostrazione

C’è qualcosa per cui chiede una svolta?
Io credo che questa regione debba unire le qualità dell’agroalimentare, le potenzialità turistiche e le infrastrutture portuali. È una regione che soffre per il dissesto idrogeologico, ma un buon governo della Regione come quello che Toti sta realizzando può alimentare queste scelte. Se Genova passerà dalla negligente amministrazione del centrosinistra al centrodestra potrà sfruttare le sue potenzialità migliori.