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Circa 40 parlamentari verso l'addio, Governo a rischio
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Ore di rassegnata attesa per il Partito Democratico. La scissione della minoranza guidata da Rossi e Speranza potrebbe diventare ufficiale venerdì. Ma nel frattempo Michele Emiliano, nel corso della direzione orfana di Matteo Renzi, non solo ha confermato che resterà nel partito ma ha annunciato la propria candidatura a segretario in aperto scontro con l'ex premier. Al Nazareno non si sono presentati Bersani, D'Alema e i vari esponenti della 'fronda'. Il tutto mentre si delineano nuovi equilibri per la Liguria. 

A questo punto bisogna capire anzitutto se lo spezzino Andrea Orlando, fin qui mediatore, accetterà di sfidare Renzi per la segreteria. Il dietrofront di Emiliano potrebbe metterlo tra due fuochi troppo ingombranti.

"L'ex segretario si è dimostrato il più soddisfatto della possibile scissione. Mi candido nonostante il tentativo del segretario uscente di vincere il congresso - ha detto il presidente pugliese nel corso del suo intervento molto duro nei confronti di Renzi - Ha detenuto tutto il potere di questo Paese. Ha fretta. Ma nonostante il poco tempo concesso ci proveremo lo stesso. Si costringeranno addirittura i circoli e il Pd a svolgere il congresso mentre 1.500 andranno a votare. Si deve tenere tutti sotto la spada di Damocle. Siamo consapevoli che chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso".

La scissione è comunque scontata. Enrico Rossi ha fatto sapere che restituirà la tessera e Roberto Speranza continua ad attribuire a Renzi le responsabilità della divisione. La sinistra in uscita dal Pd è invece già al lavoro per includere in un nuovo soggetto politico sia gli ex di Sel (una parte dei quali confluiti in Sinistra Italiana) sia Giuliano Pisapia e i suoi seguaci. I tre scissionisti dovrebbero riuscire a portarsi dietro una quartantina tra deputati e senatori attualmente nel gruppo Pd. Una strategia che potrebbe minare la base del Governo Gentiloni, col rischio concreto di andare a elezioni anticipate nel 2018.

La direzione convocata al Nazareno ha approvato a larga maggioranza la commissione che dovrà dettare le regole e il calendario verso il congresso da tenere entro l'estate. Gianni Cuperlo ha proposto di fissare luglio - dopo le amministrative - come data per le primarie della segreteria: " Proviamo a stupire noi stessi: facciamo il congresso, poi affrontiamo le amministrative e le primarie a luglio. Luglio non è un'offesa a nessuno, non è una violenza sulla regole, potrebbe essere la scelta da rivendicare".

IN LIGURIA 

Rassegnazione, si diceva. Raffaella Paita, candidata perdente alle ultime regionali e capogruppo in Consiglio, vede già oltre: "Ha fatto bene Claudio Montaldo a ricordare che la scissione del Pd è già avvenuta in Liguria all'epoca delle elezioni regionali di due anni fa. Ma è giusto anche ricordare com’è finita quella vicenda: hanno consegnato la Regione alla destra. Indebolire il Pd significa dare una mano a Grillo e Salvini".

A proposito di Claudio Montaldo, l'ex assessore dalemiano a Primocanale è stato chiaro: "Penso che siano venute meno, salvo succeda qualcosa a breve, le condizioni per stare in un partito in cui non c'è volontà di discutere delle sconfitte e soprattutto è sempre più lontano dalle idee della sinistra. Me ne andrò? Sì. A meno che non si faccia una conferenza programmatica prima del Congresso". 

Non se ne andrà, invece, Mario Tullo, che pur "molto deluso dall'intervento di Renzi all'assemblea" crede che "ci siano ancora le condizioni per aprire la partita. Se ci sarà la scissione, io penso che resterò nel Partito Democratico dove condurrò una battaglia insieme ad altri per cambiare il risultato e cambiare il segretario. Le ragioni che ci hanno portato a fondarlo sono ancora valide. Questo progetto è stato minato dalla guida di Renzi in questi ultimi tre anni".

Intanto il renziano Alessio Cavarra, sindaco di Sarzana, tira le orecchie al suo vecchio amico spezzino Andrea Orlando: "Apprezzo lo sforzo unitario di Andrea, ma sinceramente non capisco quale confronto programmatico sia migliore di quello congressuale. Il congresso è il luogo naturale in cui confrontarsi, trovare la sintesi delle differenti posizioni e definire la linea del partito". E aggiunge: "Lo scontro che si sta consumando non è tra le idee, ma tra le persone. Ci sono esponenti della vecchia classe dirigente del PD che da anni lavorano contro Renzi senza preoccuparsi del danno irreparabile che rischiano di fare al partito e al Paese".

IN PARLAMENTO 

Ci sarebbero tra i 12 e i 15 senatori
(Fornaro, Gotor, Migliavacca, Ricchiuti, Gatti, Lo Moro, Pegorer, Guerra, ma anche la bindiana Dirindin) e circa 25-30 deputati, a partire da Bersani, Speranza, Giorgis, Zoggia e Stumpo. A loro dovrebbero unirsi i deputati ex Sel che, con Arturo Scotto, non sono entrati in Sinistra italiana. Molti parlamentari della minoranza sono però ancora in fase di decisione: i prossimi saranno giorni di scelte individuali. Mentre Rossi non ha truppe parlamentari, se Emiliano uscisse dal Pd più di un deputato pugliese potrebbe seguirlo.