Un costante flusso mensile, con numeri consistenti. Libici che arrivano dalla Tunisia a Genova e tutti con grandi auto al seguito come Hyundai Ix35, Toyota Land Cruiser, Dodge Ram, per viaggi d'affari, famiglia o lavoro. Ma che, secondo gli investigatori del gruppo terrorismo di Genova, finanziano l'Isis con la compravendita, nel Nord Europa, di auto prelevate dai garage dei dittatori spodestati con le rivolte della Primavera araba. L'ultimo sbarco è avvenuto sabato quando al terminal traghetti genovese sono arrivati 19 libici con lussuosi suv provenienti dalla Libia. A dicembre ne erano arrivati 22. Il pm genovese Federico Manotti nelle settimane scorse ha aperto un fascicolo per associazione con finalità di terrorismo, indagando 5 persone. Le fiamme gialle hanno stimato un giro di affari, in 2 anni, di circa 10-12 milioni di euro.
I trafficanti arriverebbero dalla Libia fino alla Tunisia e poi verso l'Italia, attraverso i porti di Palermo, Civitavecchia e Genova. Dopo lo sbarco, si incontrerebbero in Lombardia per poi dividersi in direzione Germania, Lussemburgo e Belgio. Arrivati in Nord Europa venderebbero le auto tanto che al ritorno rientrerebbero in Libia senza vetture al seguito.
Alcuni dei soggetti monitorati avrebbero compiuto più viaggi nel giro di pochi mesi. I trafficanti, però, potrebbero foraggiare le casse dello Stato Islamico anche indirettamente: se pur non legati direttamente all'Isis, potrebbero versare una sorta di 'tangente' agli jihadisti per assicurarsi un passaggio indisturbato.
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