cultura

Dall'11 febbraio a 16 luglio "Elliott Erwitt Kolor"
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Conosciuto principalmente per i suoi scatti in bianco e nero, due progetti hanno aperto nuovi orizzonti sulla fotografia di Elliott Erwitt. Si chiamano "Kolor" e "The Art of Andrè S. Solidor" e contengono una produzione del grande fotografo statunitense, cresciuto in Italia fino all'età di dieci anni, sviluppatasi durante i suoi incarichi editoriali, istituzionali e pubblicitari. Dall'11 febbraio al 16 luglio, la mostra "Elliott Erwitt Kolor" a Palazzo Ducale, a Genova, espone, per la prima volta in Italia, 135 immagini a colori di Erwitt, selezionate personalmente dal fotografo tra i due archivi.

Elio Romano Erwitz, questo il suo vero nome, nacque a Parigi nel 1928. La madre era ebrea e proveniva da una famiglia di ricchi mercanti di Mosca: durante uno dei suoi viaggi in tutto il mondo, si innamorò di uno studente di architettura originario di Odessa. Dopo la nascita di Eliott in Francia, i suoi genitori si stabilirono in Italia, fino a che il fascismo non li spinse a trasferirsi negli Stati Uniti.

Elliott Erwitt ebbe la sua prima Rolleiflex durante l'adolescenza. Un mezzo che gli permise di osservare e fermare le più buffe espressioni e abitudini delle persone che popolavano la sua quotidianità, senza distinzione di classe sociale, combinando un approccio apparentemente casuale con un delicato ma evidente senso ironico e beffardo. Fotografie che, nonostante un iniziale disinteresse della critica, saranno poi raccolte in libri di grande successo, come "To the Dogs" o "Son of Bitch".

I suoi lavori nella cultura "mainstream", come autore e regista televisivo, hanno forse contribuito per molto tempo a considerare la sua fotografia irriverente ma irrilevante; eppure il suo occhio acuto ha saputo mostrare al mondo intero un'impareggiabile capacità di cogliere il lato più bizzarro e ridicolo dell'umanità. Nei suoi lavori pubblicitari, aveva sempre con sé una seconda camera per scattare immagini proprie, non finalizzate al progetto commerciale.

Usava dei piccoli trucchi per far sciogliere i soggetti più impostati, come quello di tirare fuori dalla tasca un clacson da bicicletta e suonarlo all'improvviso, abbattendo le barriere della formalità. "Kolor", la prima raccolta della mostra, è il titolo del grande volume retrospettivo per realizzare il quale Erwitt ha rivisitato tutto il suo archivio dei vecchi negativi Kodak, in cui si ritrova il suo tipico linguaggio fotografico, dai ritratti di personaggi famosi alle immagini più ironiche.

"Many of these pictures here are sort of similar to the black-and-white pictures I've taken in the past", ha detto il fotografo in un'intervista al figlio Misha Erwitt, pubblicata sul New York Times nel 2013. La seconda raccolta, "The Art of André S. Solidor", è invece l'esilarante e sottile parodia del mondo dell'arte contemporanea con i suoi controsensi e con le sue assurdità.

Si tratta di un progetto in cui il fotografo crea una sorta di alter ego, con tanto di autoritratti: se l'artista è conosciuto per la fotografia della "commedia umana" (dove i cani sono senz'altro uno dei suoi soggetti preferiti), per i ritratti delle star di Hollywood negli anni '50 e per il fotogiornalismo (dal 1953 è membro della storica agenzia Magnum, fondata tra gli altri da Henri Cartier-Bresson e Robert Capa), in "The Art of André S. Solidor" Erwitt si è divertito a impersonificare gli eccessi e l'eccentricità fine a se stessa della fotografia contemporanea e del mondo artistico.  Teste di pesce che fumano il sigaro, manichini e costumi, una nudità gratuita che diventa la norma, una composizione surreale che rimanda a una riflessione metafisica.

La mostra "Elliott Erwitt Kolor", curata da Biba Giacchetti, comprende anche la proiezione di due filmati che documentano la sua lunga carriera televisiva e una video collezione di alcune delle sue più significative fotografie in bianco e nero. Elliott Erwitt "ha fatto un miracolo... - ha detto Henri Cartier-Bresson - lavorando su una catena di campagne commerciali e offrendo allo stesso tempo una serie di foto rubate con un sapore, un sorriso dal suo io più profondo".