cronaca

Il sottile confine tra informazione e spazzatura
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Si chiama Edinet Ltd, ha sede a Sofia, in Bulgaria, ed è la società che gestiva i server di Liberogiornale.com, sito specializzato in produzione di bufale che ha appena chiuso i battenti – senza alcuna disposizione delle autorità – dopo le rivelazioni pubblicate dai debunker italiani David Puente e Paolo Attivissimo. Un sistema di relazioni che porta dritto dritto nel savonese, scatenando un caso che rischia di allargarsi a macchia d'olio sul mondo dell'informazione (o presunta tale) online.

Di notizie false il web è pieno, ma stavolta l’hanno combinata grossa. La finta testata, che in un angolino nascosto afferma di avere come mission “la satira e la finzione”, ne spara una delle sue. Il titolone recita: ‘Gentiloni choc: “Gli italiani imparino a fare sacrifici e la smettano di lamentarsi”. Apriti cielo: in pochi minuti il post ottiene migliaia di condivisioni condite da insulti di ogni genere nei confronti del neo premier. Il quale, ovviamente, non ha mai dichiarato nulla di simile.

Ma chi c’è dietro Edinet, una società con ramificazioni in tutta Europa e il 90% di componenti italiani? Dai dati del ministero bulgaro il titolare risulta Matteo Ricci Mingani, albenganese di 48 anni con un passato nelle file di Forza Nuova. Interpellato sul caso si è difeso così: “Io gestisco i server di questi siti oltre alla pubblicità, ma non sono responsabile dei contenuti”.iNvece, in un comunicato citato dai due informatici-detective, Ricci Mingani si definirebbe “responsabile delle pubblicazioni”. Nel dubbio, comunque, ha deciso di oscurare “in via cautelare” il famigerato Libero Giornale.

L’azienda gestisce una miriade di blog e siti più o meno attendibili, tra i quali figurano Gazzettadellasera, News24 TG, Viveresani, Teknokultura e Kontrokultura. Il meccanismo è semplice. Primo, ingannare il lettore con un nome appetibile, magari distorcendo quello di una testata reale (vedi “ilfattoquotidaino.it”). Secondo, scegliere temi virali come immigrazione e politica. Terzo: confezionare la bufala ricamata nei dettagli e servirla in pasto ai creduloni sui social network. Ogni clic ignaro equivale a un incasso dai banner pubblicitari. E così non solo si diventa ricchi con le panzane, ma si gioca senza scrupoli con l’opinione pubblica.

Ma il legame con la Liguria potrebbe andare ben oltre il luogo di nascita e la residenza di Ricci Mingani. Edinet srl, infatti, è il nome di un’altra società con sede proprio nel savonese, a Pietra Ligure. E si tratta della ‘web agency’ che coordina due portali registrati testate giornalistiche, tra cui Genova24 e Ivg. Proprio su Ivg.it si precisa che “Edinet srl non ha alcun legame con Edinet ltd”. Sarebbe solo una questione di omonimia, ma il dubbio è legittimo. L’editore di questa testata online, Matteo Rainisio, era stato intercettato al telefono con Gabriella Minervini, ex dirigente del settore ambiente della Regione Liguria sotto la giunta Burlando, mentre si compiaceva con lei per la manomissione dei limiti di legge alle emissioni della centrale a carbone. Un ruolo di lobbying, in poche parole.

Un orizzonte molto fosco si profila per la galassia dell’informazione online. Qui non c’entrano i produttori conclamati di bufale allo scopo di divertire (come Lercio.it, che grazie alle sue notizie assurde ha conquistato un’enorme simpatia sul web), ma piuttosto i bufalari sotto mentite spoglie e i siti borderline che conquistano clic con copia-incolla, notizie non verificate, collaboratori allo sbaraglio pagati pochi euro al pezzo in balia di editori senza scrupoli. La strada del futuro sembra questa, mentre nessuno apre gli occhi. L’informazione di qualità, però, è ben altra cosa: costa molto, difende l’occupazione, seleziona i contenuti e si prende le proprie responsabilità nei confronti del pubblico.

(foto da 
www.davidpuente.it)