cronaca

Il nipote di Crocco ha mentito più volte agli investigatori
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Claudio Borgarelli, l'infermiere accusato di aver ucciso e decapitato lo zio Albano Crocco lo scorso 11 ottobre nei boschi di Lumarzo per l'uso di un sentiero ha mentito più volte agli investigatori. Lo scrive il gip Paola Faggioni nella sua ordinanza di custodia cautelare con la quale ha disposto l'arresto la scorsa settimana.

E sono almeno tre le bugie raccontate da Borgarelli nel tentativo di costruirsi un alibi plausibile che sono state smontate dai carabinieri coordinati dal pm Silvio Franz.

Il primo punto su cui ha mentito l'infermiere riguarda l'orario di uscita dalla sua casa in direzione Genova. Borgarelli dice di essere andato via verso le 9.30 ma in realtà le telecamere di sorveglianza della sua villetta dimostrano come l'uomo abbia preso la macchina un'ora dopo. Secondo il gip questo è il primo segno di un depistaggio.

La seconda bugia riguarda il luogo dove ha detto di avere buttato la spazzatura: lui la indica in un "rettilineo successivo alla trattoria del Centauro" ma le telecamere lo immortalano mentre la butta in un posto diametralmente opposto e distante quasi cinque chilometri, in via Struppa. Anche sul numero dei sacchetti Borgarelli ha mentito: agli inquirenti dice di averne buttai due, ma anche in questo caso viene smentito dalle telecamere che lo riprendono mentre scarica, in due cassonetti diversi dell'indifferenziata, cinque. Anche questo, per gli investigatori, è un depistaggio per non fare ritrovare l'arma, i suoi vestiti sporchi e la testa della vittima.

Secondo il gip, poi, è significavo anche il rifiuto di Borgarelli, all'indomani dell'omicidio di fornire le proprie impronte digitali e il Dna. Un chiaro segnale, per il gip, che l'indagato "vuole sottrarsi all'accertamento della verità".