Si può essere il primo nome della lista, ovviamente dopo Beppe Grillo, a diventare pubblico per i Cinque Stelle nella beneamata Genova, all'epoca del primo assalto a Tursi e poi diventare, quando incomincia il secondo assalto, quello che pubblicamente annuncia di non voler correre. Si era mai visto un grillino, pentastellato, che annuncia di non essere in grado di fare il sindaco, che nella caotica situazione genovese, non pianta le grinfie del Movimento per conquistare il Palazzo, governato da decenni dal Pd e dai consanguinei?
Eccolo a voi questo nome, quello di Paolo Putti, consigliere comunale uscente, capogruppo pentastellato, number one, adesso contestato dalla concorrente consigliera regionale Alice Salvatore, di professione iniziale animatore di strada, diventato in questi cinque anni un fine uomo politico.
Tanto raffinato da uscire dalla diaspora inedita dei Cinque Stelle genovesi come il dottor Sottile.
“Non mi candiderò sindaco - confessa Putti con uno slancio al contrario, sconosciuto nel Movimento, nel quale la sicurezza dell'azione politica intrapresa è come una garanzia assoluta - perchè per farlo ci vuole una persona eccezionale che sappia fare bene tante cose e io ne sono fare solo alcune!”.
Ma come? Mentre Virginia Raggi si butta nel calderone di Roma capitale, senza neppure spettinarsi, mentre Chiara Appendino governa Torino con sabauda e ferma sicurezza, questo Putti già alla ribalta si tira indietro e aggiunge anche una spiegazione: “Abbiamo incominciato a fare politica per cambiare le persone e ora la facciamo per conquistare il potere? Io non ci sto.”
E' la prima confessione, il primo confiteor nella celebrazione laica del pentapartito stellato. Altro che la sicumera dei Di Maio, la marcia travolgente in moto del Dibba, altro che i vaffa del superbeppe Grillo. E altro che la rottura del parmense sindaco Pizzarotti.
Qui abbiamo la dolce ritirata del Putti.” Ci sono altri valori, altre priorità, io ho una famiglia, degli amici e poi non mi piace l'aria che c'è dentro al Movimento, le rivalità, le competizioni interne.........”
Insomma in altri tempi, in altri regimi, in altre situazioni storiche questa l'avremmo chiamata “autocritica”, come quelle che davanti a un Politburo rigido e tutto schierato avrebbe pronunciato un compagno “pentito” e pronto ad essere rimesso nei ranghi. Putti non è un pentito, anzi, non si pone il problema di essere perdonato e riammesso nei ranghi.
Ha la sua idea, i 5Stelle sono quelli per i quali si era mobilitato lui, che da cinque anni frequenta il Consiglio Comunale da fedele consigliere, sempre preparato, sempre rocciosamente ma dialetticamente pronto a esporre le posizioni del Movimento, ma senza rabbia, senza durezza, senza, appunto, vaffa.....
Non vuole candidarsi sindaco. Lo ammette candidamente, sfidando l'esibizionismo e il protagonismo dei suoi compagni movimentisti. Un altro stile o un'evoluzione della specie?
politica
Paolo Putti e il gran rifiuto cioè il dissenso a 5 Stelle
Il primo confiteor nella celebrazione laica pentastellata
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