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Ladies and Gentlemen
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I ricercatori dell'Università di Genova in questi tempi di caccia al vaccino anti influenzale dovrebbero impegnarsi in un'altra, utilissima operazione. Studiare se si riesce a trovare anche un vaccino contro un altro morbo che si sta già diffondendo pericolosamente, mentre la influenza del nuovo ceppo è praticamente ancora alle porte, ancorchè sia stata preventivamente annunciata come molto tosta e aggressiva.

Il morbo che rischia di diventare una vera epidemia è la “candidite”, cioè quella patologia per la quale o ci si autocandida per un incarico importante o, alternativamente, si segnala un candidato, lo si raccomanda, lo si indica e _degenerazione frequente e pericolosissima- lo si inventa di sana pianta. Anche questa forma di “procurata candidite” o di proposta&invenzione di candidatura fa parte della stessa patologia e si circoscrive nella stessa area.

L'avete capito. Stiamo parlando del prossimo candidato sindaco di Genova e della giostra che si è messa rapidamente in moto sui nomi che potrebbero essere indicati per quella poltrona.

La patologia si è aggravata perchè il sistema politico di scelta è praticamente alla frutta. I partiti in rapida decomposizione o tumulto interno non hanno più criteri di selezione e la società, più in generale, è affetta da una grave mancanza immunogica di leadership. Il sistema delle Primarie, che era stato scelto e usato dal centro sinistra e sopratutto dal Pd, si è rivelato fino ad ora, dopo un inizio promettente, come una terapia infausta. Ha generato nei partiti stessi e sopratutto nello stesso Pd infezioni acute, tanto gravi da dover essere curate con amputazioni. Si veda il caso, a lungo studiato, di Segio Cofferati, fuoriuscito dal Pd, dopo esserne stato addirittura uno del padri fondatori, per colpa di ina infezione gravissima che aveva colpito la Primaria regionale alla quale aveva partecipato. Non si può dire che la candidata vincente di quella Primaria, Raffaella Paita, abbia beneficiato di quel successo nella sua salute politica. Anzi. Nel reparto degli “incurabili” da Primaria ci sono molti e molte iscritte al Pd, come Cristina Battaglia, sconfitta a Savona, Marta Vincenzi a Genova e perfino Roberta Pinotti, la attuale ministra delle Difesa, che in quello stato uscì dalla selezione genovese del 2011, ma che poi deve avere trovato un elisir miracoloso a Roma: la sua guarigione è stata tanto conclamata e efficace che è diventata ministro.

Oggi la “candidite” si sta diffondendo rapidamente, anche se mancano almeno otto mesi alle elezioni comunali. Tutto è cominciato con Simone Regazzoni, il filosofo pop, rivoluzionario Pd, che si è proposto per le eventuali, anzi eventualissime, Primarie. Poi sono incominciate a vorticare nomi attorno al presunto ri-candidato Marco Doria, da quelli dei suoi assessori Emanuele Piazza, Gianni Crivello, Carla Sibilla, prevalentemente “indicati da altri”.

Poi è volato il nome di Luca Borzani che si è subito iniettato da solo un antidoto potentissimo: ha smentito, denunciando per primo_ bisogna dargliene atto_ di essere vittima dall'epidemia. Non era candidato proprio perchè esserlo era una patologia pericolosa per un sistema sano che si guarisce non facendo nomi, ma parlando di cose da fare.

Intanto volavano altri nomi di candidati alla corsa, Mario Tullo, deputato, che non si è inocultao alcun antidoto, Arcangelo Merella, ex assessore dell'era Pericu che, invece, ha annunciato una candidatura “civica”.

Durante l'estate, tanto per restare nell'ambito democrat e dintorni, si erano sussurrati altri nomi, come quello di Lorenzo Basso, anche lui deputato, che ha smentito e come quello di Pippo Rossetti, che è rimasto in surplace, cioè in quella posizione che anche clinicamente si può definire di “border line”. Guarisco o forse, tra un po', mi ammalo del tutto.

Il terreno a questo punto era già ben infettato. E qui è incominciato a diffondersi veramente il morbo: ogni nome era buono per iniettare la candidite, quello del supercommerciante Enrico Montolivo della schiatta dei Bagnara, sbattuto sui giornali e ovviamente ben lusingato di essere sulla giostra. Ci si è incominciati a preoccupare quando la cronaca ha svelato anche i nomi degli “untori”, cioè dei personaggi che indicano il possibile candidato. Esempio: Claudio Burlando avrebbe fatto il nome del professor Lorenzo Cuocolo, dopo averne aprezzato la verve dialettica in uno scontro sul tema del referendum.

Oramai l'epidemia non era più circoscrivibile ed ecco che spuntano anche i nomi degli altri schieramenti politici, sopratutto del centro destra dove già nell'estate era, per la verità, stato tentato il colpo di “candidizzare” Anna Pettene, la bella e vivace moglie di Edoardo Garrone. L'untore in questo caso era niente meno che Giovanni Toti, presidente della Regione, abilissimo a giocare con la candidite, dopo essere stato quello che aveva misurato su di sé con la vittoria nelle ultime regionali il tempo della “contaminazione” e dopo essre stato lui a mettere l'imprimatur sulla candidatura vincente della oggi sindaco di Savona, Ilaria Caprioglio.

A ben vedere la candidite, diretta o “procurata”, può diventare una epidemia difficile da arginare e così ecco che viene appiccicata anche a Alessandro Garrone, figlio di Riccardo e leader della Erg, diventata il colosso che sappiamo delle energie rinnovabili, dopo il passato petrolifero. Il nome è tanto “alto” che l'untore può restare ignoto e la smentita neppure necessaria.

Non citiano i personaggi che erano già stati chiamati in causa e che poi, come ha fatto Borzani si sono chiamati fuori elegantemente e con un inevitabile sussiego, GianEnzo Duci, presidente Assoagenti marittimi italiani, professore universitario e presidente del Teatro Stabile, Filippo Delle Piane, presidente Ance regionale e costruttore, Alessandro Cavo, leader dei commercianti.

Con questi nomi e con altri si copre già quasi per intero il quadro politico e di classe dirigente genovese e probabilmente si esclude il nome di quello che la candidite se la prenderà davvero.

Intanto va osservato che la malattia epidemica non contamina in alcun modo i 5Stelle, i grillini, che probabilmente posseggono fino dalle loro origine l'antidoto e magari sono vaccinati fin da piccoli. E' certo che il nome del loro candidato non sarà infettato. Sbucherà improvvisamente senza previsioni e unzioni, neppure quella del vate Beppe Grillo.

Conclusione: se i ricercatori non trovano il vaccino passeremo i prossimi otto mesi a contare i casi, rischiando di farsi girare la testa o di ubriacarsi. Come accadde nel 2012 quando il centro destra “giostrava” Vinai e Vinacci.