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Polemiche dopo una battuta sulla rivale. Clinton:"Ha incitato alla violenza"
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Bufera su Donald Trump, dopo la battuta nella quale esortava "il popolo del secondo emendamento" a fermare Hillary Clinton, riferendosi ai possessori di armi da fuoco. La frase ha creato un'ondata di indignazione in tutta l'America, e crescono da più parti le pressioni perchè il tycoon si faccia da parte.

''Le parole contano e le sue avrebbero potuto avere conseguenze forti. Ha incitato la violenza'' dice Hillary, invitando i repubblicani a sostenere la sua campagna. Secondo l'ex first lady, il tycoon non ha il temperamento per essere presidente. Trump rilancia accusando Hillary di comportamento illegale dopo le ultime email pubblicate, che mostrano interessi talvolta sovrapposti fra Clinton Segretario di Stato e la Fondazione di famiglia.

I sondaggi segnalano il crescente malumore tra gli elettori repubblicani: uno su cinque - secondo l'agenzia Bloomberg - sono favorevoli ad un ritiro di Trump, mentre molti altri non lo ritengono all'altezza, con lo scetticismo che aumenta anche tra chi lo ha sostenuto fin dalla prima ora.

Duri attacchi anche da parte dei media: "Disgrazia nazionale", titola l'Huffington Post, "Un presidente inconcepibile", la Cnn, mentre il Daily News in prima pagina titola "Questo non è più un gioco", chiedendo la fine della campagna del tycoon. Ma l'attacco più duro arriva dal New York Times, con due editoriali senza precedenti per i toni usati dal quotidiano nei confronti di un candidato presidenziale, definito "essere ripugnante". "I figli dovrebbero vergognarsi", afferma Thomas Friedman, uno degli opinionisti di punta del giornale, mentre l'Editorial Board scrive: "E' giunta l'ora per i repubblicani di ripudiare Donald Trump una volta per tutte".

Fanno effetto anche le parole della figlia di Martin Luther King, Bernice, che ricordando il padre assassinato parla di parole "sgradevoli, inquietanti e pericolose". Ma a far vacillare la posizione di Trump sono soprattutto le critiche e gli attacchi dall'interno del Grand Old Party, tra chi afferma che non voterà mai per il candidato e chi rivela che, piuttosto che vedere Trump alla Casa Bianca, voterà per Hillary Clinton.

Tra questi ultimi John Negroponte, ex numero uno dell'intelligence Usa nell'amministrazione di George W. Bush, che rilancia l'allarme sul pericolo che Trump presidente potrebbe rappresentare per la sicurezza nazionale. Una minaccia messa in luce anche da Michael Hayden, ex capo della Cia e della Nsa, che pone il problema sull'opportunità o meno di fornire a Trump informazioni 'top secret' nel corso del briefing sulla sicurezza nazionale che per legge deve essere fatto ai candidati presidenziali. Due opinioni che insieme a quella dell'ex capo della Cia Michael Morell fanno scattare il campanello d'allarme per gli attuali vertici degli 007 Usa. 

Intanto lo speaker della Camera Paul Ryan vince le primarie per la rielezione in Congresso. Un segnale dall'elettorato repubblicano che dovrebbe ulteriormente preoccupare Trump, che in un primo momento si era rifiutato di dare il suo appoggio a Ryan salvo poi ricredersi dietro le pressioni del partito.