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Come cambia l'oligarchia in città: da Marta al Marchese, da Burlando a Toti /2
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Nessuno riesce a opporsi con serietà a questi movimenti, perché manca l’opposizione. In Regione il Pd sconfitto è allo sbando. La Raffaella Paita ormai è destinata a andare a Roma, come parlamentare, Pippo Rossetti, uno che almeno pensa in mezzo al vuoto dei dirigenti democratici,  potrebbe correre per Tursi, ma ci sono altri aspiranti come Mario Tullo che se ne è uscito con un atto di fede (e carità) nei confronti del sindaco Doria, (“Ricandidiamolo subito!”), in un silenzio assordante del suo partito, rotto solo dal “Nooooo. Mai!!!!!” del filosofo Simone Regazzoni, oltranzista renziano, costringendo il segretario provinciale Alessandro Terrile a una svogliata difesa d’ufficio del primo cittadino. Senza contare gli outsider più forti come Lorenzo Basso, parlamentare pd di matrice cattolica molto gradito in città e, secondo alcuni, addirittura Gigi Merlo appena uscito dal porto e entrato nello staff del potente ministro Del Rio.


Tanto universale la volontà da parte del Pd di riconfermare Doria che nell’ultima direzione del partito nessuno ha alzato la mano quando il segretario ha chiesto: chi vuole la sua ricandidatura? Finendo per scegliere una frase conclusiva che é tutto un programma: “Il Pd accompagnerà Doria fino alla fine del mandato…”. E se non si troverà un nome unificante (l’idea era di convincere Luca Borzani a sacrificarsi, lasciando i meritati successi di Palazzo Ducale, l’unica macchina funzionante a Genova, aiutata per anni dalla Fondazione Carige con somme di tutto rilievo), saranno le primarie a decidere. Logico che abbia fatto scalpore la scelta di Primocanale di sospendere, dopo quattro  anni, la trasmissione con il sindaco, accolta da alcuni supporter del professore come un affronto. Ma come? E’ una così brava persona!
Bravissima, ma ci vuole qualcosa di più è il coro cittadino. Orrore della vecchia intellighenzia radical-chic ormai in fase da gran bollito (chi porta la salsa verde?) e del gruppo di “tentativo di potere”, il secondo nel nuovo panorama dopo i totiani, legato proprio al sindaco. Gruppo che si coagula intorno ai leader di un paio o poco più di studi d’avvocati: gli eredi del  mitico studio De André (Dello Strologo e Momigliano), il partner del  superstudio Bonelli (Arato) e il lavorista Ghibellini. Quest’ultimo ha sostituito nel cda Iren l’avvocato Lavatelli, asceso con il sindaco Marta Vincenzi, lei, la Marta, oggi in disgrazia e prontamente sgambettata dal suo partito, Paolo Momigliano comanda la Fondazione Carige e sostiene il nuovo padrone della banca, Vittorio Malacalza, Ariel Dello Strologo è partito dalla presidenza della Porto Antico, ha conquistato quella della povera vecchia Fiera liquidata con un calcio nel sedere e ora tira a portare dentro la Porto Antico anche quel che resta delle attività fieristiche genovesi, dal Nautico all’Euroflora, ma come si dice “ha dato la sua disponibilità” a fare anche il presidente del porto. Insomma gli avvocati, o almeno, alcuni di essi, si piazzano bene e anzi aspirano a più non posso  a piazzarsi ancora meglio. Certo c’é stato lo spoyl sistem del Marchese, nobile, ma sempre spoyl, cioè con vittime e vincitori. Che si è accentuato in questi ultimi giorni con altri piazzamenti di poltrone e poltroncine.


IL POTERE DEI TERMINALISTI
L’ultimo gruppo di potere è quello dei terminalisti e degli imprenditori del porto. E questi, per l’importanza che hanno nella struttura economica della città, meritano un discorso a parte.  Chiedono proroghe di concessioni demaniali contraccambiando con atti di fede e carità: ridateci i moli per decine e decine d’anni e noi… E noi che cosa? Mah. Il Consiglio di Stato li stoppa “Fate le gare!” e conferma quello che il senatore Maurizio Rossi,  “giamburrasca” in mezzo a parlamentari liguri degni di fare lo spot della camomilla Bonomelli, sostiene da mesi, mentre parte dell’establishment della conservazione lo attacca a raffica.


E gli altri aspiranti al potere? L’ultimo gruppo? E’ magmatico e trasversale.
La Magistratura ha vissuto i quattro anni da procuratore di Michele Di Lecce con un notevole attivismo e i conseguenti tremori cittadini. Il procuratore ha scoperchiato alcuni pentoloni che ribollivano da tempo: Carige, spese pazze in Regione, disastri alluvionali. Ne vediamo le conseguenze e ne vedremo ancora nei prossimi mesi. Oggi a Palazzo di Giustizia arriva come Procuratore Franco Cozzi che conosce molto  bene il territorio e i suoi abitanti, mentre il Tribunale è sottoposto a una dose-urto di efficienza da parte del presidente Claudio Viazzi.
I super-professionisti, legali, notai, commercialisti, medici, universitari, fuori dai giochi, stanno cercando di capire che vento tira e , in particolare, consultano la sfera magica per ipotizzare che cosa succederà dopo: dopo le amministrative con Roma, Napoli, Milano e Savona, dopo il referendum costituzionale, plebiscito pro o contro Renzi. Cambierà davvero il mondo politico? Chi sopravviverà? Domanda dalla risposta incertissima. I consigli di amministrazione ribollono. Ci sono in ballo vertici di Camera di Commercio, Associazione Industriali, soprattutto una poltrona importante quanto quella del sindaco: la presidenza della Port Authority. E i nomi svolazzano furiosamente: oltre a Dello Strologo, i professori Munari e Cocchi o il collaudatissimo Rino Canavese.

(2a parte- continua)

Nelle foto da sinistra Luca Borzani, Ariel Dello Strologo e Pippo Rossetti