economia

Piano industriale, proroga al 30 giugno dalla Bce
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Il titolo in Borsa continua a manifestare una forte debolezza, cedendo oltre il 5 per cento e, quindi, in alcuni casi anche molto di più di altre aziende creditizie. Nella circostanza a favorire il ribasso di Banca Carige sarebbero stati gli spifferi relativi alla trimestrale, che il consiglio d'amministrazione ha approvato dopo oltre sette ore di riunione, con una perdita di 41 milioni, in leggero miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-45,5) e contabilizzando anche i 9,2 milioni che Carige ha versato al fondo nazionale di risoluzione (quello creato per soccorrere le banche in crisi).

La nota ufficiale diffusa dal termine del Cda, riporta anche una notizia che dovrebbe risultare confortante per il mercato: la Bce, dopo l'incontro a Francoforte con il presidente Giuseppe Tesauro e con l'amministratore delegato Guido Bastianini, ha infatti concesso a Carige trenta giorni di proroga per la presentazione di un nuovo piano industriale e del piano a medio termine.

La nuova scadenza è fissata al 30 giugno, mentre entro il precedente limite del 31 maggio verranno recapitate alla Banca centrale europea le linee guida del piano industriale e del piano a medio termine, sulla base delle quali saranno stilati i documenti di dettaglio, e un aggiornamento del Funding Plan già presentato lo scorso 31 marzo.

Tornando ai conti trimestrali del periodo gennaio-marzo, accanto a situazioni positive come una posizione patrimoniale che vede il commento equity tier al 12,3% è una copertura dei crediti deteriorati al 60,7% registra alcune criticità quali, in particolare, la raccolta diretta e indiretta e gli impieghi, tutte voci in diminuzione. Un risultato comunque non peggiore di gran parte del comparto bancario italiano e che di per se' non giustificherebbe il susseguirsi di vistosi cali del titolo.

Secondo alcuni osservatori, Carige continua a scontare da una parte l'attenzione della speculazione e, dall'altra, una serie di movimenti che possono essere riconducibili alle mosse attese per i prossimi mesi, quando la banca ligure dovrà aprire in modo più deciso il dossier relativo a una possibile fusione.

Sullo sfondo rimane sempre il fondo Apollo, la cui offerta per rilevare i crediti deteriorati e acquisire il controllo della banca è stata respinta, ma senza chiudere alla possibilità di un negoziato. In più ci sono le opzioni che il nuovo management e lo stesso principale azionista, il gruppo Malacalza, potrebbero portare all'esame del Cda dopo,aver scandagliato le diverse opportunità che il mercato offrirà in direzione di un consolidamento dell'intero sistema bancario italiano.