cronaca

Il governatore parla anche del candidato del centrodestra per le comunali: "Daremo il nome alla festa dell'Unità"
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Un'ampia panoramica sulla situazione del porto di Genova e una previsione che allunga di almeno due mesi la scelta del futuro presidente. Così il governatore della Liguria Giovanni Toti in un'intervista esclusiva nella puntata di Macaia.



Il commissario Pettorino ha detto che è pronto a fermarsi anche oltre il termine del mandato, anche se secondo lui Genova merita un presidente…
Temo che l’ammiraglio Pettorino resterà ancora qualche settimana, il Consiglio di Stato libererà la delega nelle prossime, dopodiché passerà alle commissioni parlamentari e di nuovo al Consiglio dei ministri. Prima di due mesi la delega non sarà fisicamente operativa. Io ho incontrato il ministro Delrio, la sua intenzione è quella di prorogare per altri 30-40 giorni. Il Governo intende procedere alle nomine prima dell’estate. Io sono un po’ più scettico sui tempi. L’ottimo Pettorino, che è uomo di grande qualità, starà lì ancora per un po’.

Pensa che la città possa reggere ancora per molto questa vacanza?
Detto che avrei fatto tutt’altro rispetto a questa riforma, con ampia autonomia per i porti, trasformandoli in Società per azioni e non in e non pezzi di Pubblica amministrazione, io avevo proposto a Delrio di nominare fin da subito un commissario che potesse diventare presidente. Il mio potere decisionale è limitato, io devo dare l’intesa rispetto alla nomina. Abbiamo ottenuto modifiche alla delega per la governance, una interessa proprio la nostra regione e consente di procrastinare l’accorpamento tra Genova e Savona, che hanno due piani diversi.

Ma così non si allontana il Ponente da Genova?
Non credo. Accorpare va bene, ma una cosa è farlo in fretta e furia, altra cosa è prendersi 24-36 mesi per consentire a Savona di fare un piano ampliamento, con la piattaforma di Vado e il resto. Intanto il nuovo presidente potrà rendersi conto dei problemi, tra cui quello delle concessioni

A proposito, il parere del Consiglio di Stato le è piaciuto?

Sulle concessioni regna ormai caos, ci sono porti che le hanno rinnovate, alcuni anche per 20 anni, e  porti come Genova che aspettano garanzie. Qui gli investimenti sono fermi, c’è il problema aeroporto, bisogna capire se e come privatizzarlo. Pettorino dice che non vuole decidere in due mesi qualcosa che varrà per 20 anni, e ha ragione. Abbiamo bisogno di dare risposte ai terminalisti. C’è bisogno di investimenti pubblici, c’è la questione di Calata Bettolo, il ribaltamento di Fincantieri. Il ribaltamento a mare ha tutti i permessi che occorrono per essere messo a gara d’appalto. La responsabilità poi sarà del presidente.

Voi ce l’avete un identikit?
Ma si sa già, è Biasotti. Dopodiché sono disponibile ad ascoltare le ragioni di tutti, ho fatto un’ampia consultazione sul tema.

Ma qualcuno dice che Dello Strologo è il candidato dei Comuni…
Ma quali comuni? Il porto di Genova è un porto d’Italia, io ragiono col ministro, lo faccio volentieri perché è una persona per bene. Non può essere un Comune a decidere per tutti, Genova è un porto strategico per la Lombardia, per il Nord Ovest. Poi un nome può farlo anche lei, chiunque può avere una buona idea.

Ma Biasotti va bene perché è uno di voi?
Biasotti va bene per molte ragioni. Soprattutto perché serve una guida politica che si prenda responsabilità di decisioni. Si discute di quindici autorità portuali, tre sono in mano a regioni del centrodestra e dodici al Pd. Io ritengo che gli orientamenti politici pesino sui modelli di sviluppo, sulle priorità che ci diamo. Non voglio una maglia bianca, rossa o nera. Voglio un’idea di sviluppo, sulle grandi opere, sul rapporto pubblico/privato, coerente col modello che vedo io. Non pretendo che il mio nome piaccia a tutti, ma vedo che c’è una doppia morale nel centrosinistra, i loro politici diventano tecnici, i nostri sono politici per tutta la vita, anche quando si ritirano a vita privata. Io questo non lo accetto. Non accetto che veniamo commissariati perché il governo è del Pd e noi siamo un’opposizione. Io tra cinque anni voglio metterci la faccia e dire: ‘Abbiamo fatto ciò che avevamo promesso’. Voglio togliere dall’immobilismo questa regione, e se non ci riuscirò sarà colpa mia.

Lei ci crede nel partito della nazione?
No, sono un bipolarista convinto, anzi, se possibile sono un bipartitista. Renzi ha fatto un importante lavoro di ristrutturazione nel suo partito, è il primo nel gruppo europeo dei socialisti. Eccezioni al modello ligure? Sì, ma ci sono anche molte conferme. In Liguria dimostreremo che dà buoni frutti. Dopo le amministrative dovremo fare passi avanti per competere col Pd di Renzi.

Quando sceglierà il candidato sindaco per Genova?
Appena avremo vinto a Savona. È di buon auspicio. Pensavo di annunciarlo alla fine della Festa dell’Unità, na festa che mi piace molto perché è un momento di dibattito importante. Renzi sarà contento di accoglierlo, per me le istituzioni sono di tutti, non solo del centrodestra.

E il treno ‘velocetto’?
Ci sarà. Chiamarlo velocetto però è un umorismo che non fa bene alla città. Tra giornalisti ci si può prendere per i fondelli finché si vuole, ma mi infastidisce la voglia di questa città di crogiolarsi nel “nulla cambia”. L’amministratore delegato delle Ferrovie ha annunciato un importante investimento, ci vorranno 12-18 mesi. Noi siamo disponibili dal giorno dopo per fare Genova-Milano in un’ora. Io vorrei che i genovesi non guardassero per aria dicendo “qui non cambia niente”. Io vorrei che tutti i giorni mi ricordassero che dobbiamo farlo a tutti i costi e mi dicessero di andare a mordere il sedere alle ferrovie perché si finisca in tempi brevi. Se poi avrò colpe, me le prenderò.