cronaca

Proseguono i lavori di pulizia nel torrente inquinato
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Gli operai con le tutone bianche vanno e vengono dall'alveo del rio Fegino, che laddove è scoppiato il tubo della Iplom si chiama in modo diverso "ma che importanza ha... "', dicono i cittadini. Che da giorni camminano avanti e indietro nel sentiero che costeggia il rio, che fino a ieri era campagna profumata "c'era un capriolo che veniva a bere, i cinghiali, le anatre e i rospi. Ci sono degli alveari e le api verranno a bere il petrolio che ora galleggia, loro che cosa ne sanno?" spiega la gente che ha le narici impregnate di puzza e negli occhi ancora le immagini di una pace che non ci sarà più per chissà quanto tempo.

Nella piazzetta i bambini cantano Bella ciao per festeggiare la Liberazione. I genitori li guardano, parvenza di normalità a due passi dal furgone mobile della Asl che monitora la salute dei cittadini.

I tecnici di Arpal fanno i rilievi, la Protezione civile pure, scatta foto. Un uomo arriva con la pettorina con scritto Osservatore e prende visione della situazione. È della Iplom ma nessuno lo sa. Gli operai delle ditte di pulizia lavorano, sosta solo il tempo di un panino "anche se dovrebbero lavorare anche di notte, mettano delle luci" dice una residente. Anche loro fanno un po' pena, stivaloni affondati nella melma nera, ragazzi giovani e meno giovani chinati a mettere carte assorbenti come se il letto del rio fosse il ripiano della cucina quando ti ci cade l'olio. Mentre le ruspe raccolgono i detriti sporchi.

Poco più a monte una preoccupante pozza nera viene pulita da alcune idrovore. Un operaio con un bastoncino di legno toglie i rametti che impediscono al liquido di entrare nel tubo che pompa via lo sporco.

Qualche metro più a monte il tubo incriminato, visionato da gruppi di tecnici, posto sotto sequestro. E ancora più su ecco che l'odore di petrolio scompare e si ripiomba in mezzo al verde che sa solo di fiori ed erba. Come prima di domenica.