L'export della Liguria nel 2015 è calato, globalmente del 4,3%, ma al suo interno ha mostrato segnali incoraggianti in alcuni settori. Meccanica strumentale, prodotti chimici, metalli, alimentari e bevande, gomma e plastica, rappresentano oltre il 50% delle vendite estere liguri. La Mappa dei rischi 2016 presentata da Sace (società della Cassa depositi e prestiti che offre servizi di export alle aziende) a Genova segnala importanti margini di crescita. L'idea è quella di puntare sui mercati emergenti a basso rischio: porte aperte a Iran, India, Emirati Arabi Uniti, Polonia e Repubblica Ceca. Invece Grecia, Brasile, Iraq e Russia farebbero parte dei paesi a rischio.
Anche i Paesi più lontani continuano a offrire opportunità, come il mercato iraniano, ad esempio, che torna dopo 10 anni di sanzioni: "C'è ancora un po' di cautela ma le previsioni lasciano ampi margini per prendere commesse", spiega Alessandro Terzulli, economista del Sace. La Liguria, insomma, avrebbe tutte le carte in regola per scommettere sull'export.
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