Santi Allegra, comandante del Nucleo sommozzatori della Polizia di Stato alla Spezia così ha ricordato Sasà, Rosario Sanarico, morto sul lavoro, rimasto incastrato in una chiusa, durante le ricerche del cadavere di Isabella Noventa, la donna uccisa e gettata nel Brenta il 15 gennaio scorso.
Migliaia di persone lo hanno salutato con dolore e commozione nella Chiesa Parrocchiale di S. Michele Arcangelo a Pegazzano: poliziotti, cittadini comuni e autorità che hanno partecipato al dolore dei famigliari.
Tra la folla commossa nella chiesa anche il vice-capo vicario della Polizia, Luigi Savina, in rappresentanza di tutta la Polizia di Stato che si è stretta attorno ai famigliari e ai colleghi di Sasà.
“Si diceva: Tu stai vicino a Rosario e la pellaccia la porti a casa. E sicuramente anche il risultato”. ha raccontato uno degli amici che ha condiviso anni di servizio con lui.
“Nessuno di noi vive per se stesso. Nessuno di noi muore per se stesso - ha detto nell’omelia per ricordare Rosario, morto servendo lo stato - Sapere che ogni azione, quando è spesa nel bene, nella generosità e nella professionalità e nella competenza, è un valore che fa crescere il bene".
Sull’incidente nel Brenta ora è stata aperta una indagine, che potrà forse meglio chiarire come un sub esperto del livello di Rosario sia rimasto intrappolato. Ma quello che conta oggi è il ricordo di un ispettore da tutti stimato e riconosciuto come uno dei più esperti, apprezzato sul piano umano, dall’aspetto minaccioso, ma generoso come pochi.
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