cronaca

Così il segretario generale Fiom-Cgil a Primocanale
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Non usa mezzi termini Bruno Manganaro. Ospite di Primocanale, il segretario generale FIOM-Cgil parla della situazione dell'Ilva di Genova in vista del prossimo incontro del 4 febbraio con il Governo e spiega: "Senza accordo si torna subito in piazza".

Qual è lo stato d’animo che si vive all’interno dello stabilimento in vista dell’incontro del 4 febbraio?
- "Lo stato d’animo è quello di moderato ottimismo dopo aver raggiunto l’obiettivo dell’incontro con il Governo. Moderato anche perché non sappiamo come ne usciremo: la partita è appena iniziata. Se l’esito sarà negativo per noi è già chiaro che cosa succederà."

Poco più di 36 ore dopo il sottosegretario del Mise è cambiato, come commenta questa scelta? - "Quello del Governo è un calciomercato strano: credo che l’abbiano deciso ieri, probabilmente era già nell’aria, ma finché non c’è l’ufficialità non si può dire nulla. Potrebbe essere la Vicari a mantenere questo ruolo, non abbiamo certezze, ma la domanda sarà sempre la stessa, speriamo che la risposta sia quella giusta aldilà dell’interlocutore."

Secondo il sindaco di Genova Marco Doria l’incontro difficilmente sarà risolutorio - "Che dell’Ilva si continuerà a parlare è certamente vero ma la domanda che noi poniamo deve essere risolutoria per forza, non ammettiamo ambiguità. La domanda è semplice: vale l’accordo di programma di Genova? Se sì, come lo si può rendere esigibile dentro il processo di vendita? La risposta deve essere data subito perché se continua a non essere data si manda un altro messaggio, cioè la volontà di avere le mani libere nella vendita per Genova e per Taranto. Questo non è accettabile."

Senza una risposta concreta cosa succederà dopo il 4 febbraio? - "Rimetteremo in moto le nostre iniziative di lotta, di scioperi e di blocco della produzione. L’azienda ci ha detto che abbiamo causato un danno e questo era il nostro scopo. Il Governo può anche comunicare che non lo ritiene più valido, è nel suo potere legittimo, ma allora si risponderà a dovere. L’ambiguità non serve a nessuno."

Quale sarà il destino di Novi Ligure? - "Novi è strettamente legata a Genova, anche per quel che riguarda la storia sindacale: difendere Genova significa difendere anche Novi Ligure. Tuttavia il Governo ha dato uno schiaffo a Genova. La città ci ha comunque applaudito perché ha capito che il lavoro è una questione davvero importante."

Chi è il più grande nemico di Ilva a Genova e chi il più grande amico?- "Nemico è chi pensa di fare una vendita senza garanzie, di chi pensa di liberarsi di questa vicenda complicata. Questo causa un grande danno alla città e alla siderurgia. Il più grande amico è questa stessa città e la gente comune che capisce la gravità della situazione."

Qual è il punto che dovrà essere scritto sull’accordo il 4 febbraio senza il quale non vi muoverete? - "Il punto importante è che l’accordo di programma vale e il Governo dovrà fare di tutto affinché venga rispettato. Accordo oltretutto già firmato nel 2005 e di nuovo nel 2014 dal Governo Renzi. Se verrà strappato ci sarà un’altra storia."

M5S CONTRO IL GOVERNO - "Il Governo Renzi prima promette la presenza del suo viceministro allo Sviluppo Economico al tavolo di confronto con i lavoratori Ilva di Genova Cornigliano il 4 febbraio, poi in meno di 24 ore lo trasferisce alle Infrastrutture, in nome di un non meglio precisato rimpasto", denuncia la capogruppo M5S in Liguria Alice Salvatore in una nota stampa.

"Il Governo al posto di Simona Vicari piazza Teresa Bellanova - continua - già sottosegretario al Lavoro ed ex sindacalista che nel 2014 aveva avuto posizioni abbastanza controverse sull'Accordo di programma 2005 con i lavoratori, tradito nei fatti, dal Governo. Delle due l'una: o il Governo ha promesso la presenza del sottosegretario allo Sviluppo Vicari pur sapendo che il giorno dopo avrebbe cambiato ruolo; oppure, forse ancor più grave, la decisione è arrivata dopo la lettera, smentendo di fatto la promessa inviata ai lavoratori. In entrambi i casi, ci troviamo di fronte a un Governo inetto e pasticcione che non mantiene i patti, tradendo la fiducia dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali".