cronaca

Secondo gli investigatori pianificavano un attacco in Belgio
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Nuova pista nelle indagini sui tre libici provenienti dalla Tunisia fermati in porto a Genova il 3 gennaio. Le auto su cui viaggiavano forse dovevano essere usate per attentati in Belgio a metà gennaio. L'ipotesi degli investigatori, coordinati dal pm Pier Carlo Di Gennaro, nasce dalla data di scadenza dell'assicurazione provvisoria che i tre avevano: sui documenti, emessi da una compagnia olandese e non validi proprio in Libia, la copertura assicurativa va dal 2 al 16 gennaio.

I tre avevano detto di essere diretti in Belgio, dove dovevano fare affari proprio con la vendita delle vetture (tre Hyundai bianche identiche). Ma proprio il 15 gennaio era il primo anniversario dello smantellamento della cellula jihadista di Verviers. Lo stesso procuratore federale belga Frederic Van Leuw aveva lanciato un allarme sul rischio di attentati in Belgio proprio per quella data. Gli investigatori italiani pensano che quelle auto potevano essere destinate a un attacco.

I tre erano stati fermati a Genova dopo lo sbarco dal traghetto: i documenti delle vetture non erano regolari e per questo erano stati fermati per riciclaggio. Sui loro cellulari erano state trovate foto di scene di guerra, bambini armati, una schermata da una pagina Facebook con l'adesione all'Isis e le sentenze di condanna emesse dalle autorità egiziane nei confronti di tre presunti terroristi. Per il pm e per il gip i tre sarebbero fiancheggiatori o finanziatori del Califfato, mentre loro hanno sempre sostenuto di essere solo uomini d'affari e di avere quelle foto per dimostrare che l'Isis è una brutta cosa. Domani è prevista l'udienza davanti al tribunale del Riesame per decidere se accogliere la richiesta di scarcerazione.