
Tutto è partito da un caso denunciato a Pieve Ligure, in provincia di Genova. Dalle prime indagini si è capito come funzionava il raggiro. Al cittadino arrivava il modulo per il pagamento di Imu o Tasi, tassa che invece non doveva essere pagata. Questo importo sarebbe stato compensato con un credito (falso) da lui vantato nei confronti dell'Agenzia delle Entrate, che il Comune poteva riscuotere, per l'appunto, dalle Entrate.
Dopo alcune settimane il cittadino tornava in Comune sostenendo di avere sbagliato a pagare la tassa e quindi pretendeva indietro i soldi. In alcuni casi, l'amministrazione locale ha restituito la cifra (di solito poco rilevanti), mentre in altri casi ha contattato l'Agenzia delle Entrate scoprendo il raggiro.
Si è quindi scoperto che la truffa era stata perpetrata, o almeno tentata, dal Nord al Sud d'Italia in decine e decine di piccoli e medi comuni. Il sospetto degli inquirenti è che dietro il raggiro vi sia una vera e propria organizzazione e che l'artefice (o gli artefici) siano commercialisti o consulenti fiscali
IL COMMENTO
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