
“Vivo a Bruxelles da 13 anni, la cosa principale che ho notato è il fatto che non ci sia la metropolitana e molti mezzi pubblici siano limitati, quindi c’è molto silenzio e non c’è nessuno per strada. Alcune zone della città non sono raggiungibili, ci si può spostare solo in macchina, qualche posto di blocco io l’ho visto. Ieri era il compleanno di mia figlia e perquisivano le borse all’ingresso dei parchi giochi. Questo è un po’ strano, in effetti".
Pesanti i disagi per le famiglie: “Le scuole oggi sono chiuse e non si sa niente per domani, continuiamo a sentire le informazioni della televisione belga. Speriamo che domani siano aperte normalmente perché non forniscono un altro servizio: io oggi non lavoro perché se no non si sa come occuparsi della bambina.”
Francesca prosegue: “Lavoro come interprete freelance alla Commissione Europea, oggi, appunto, non lavoro. È abbastanza complicato perché molte riunioni sono state annullate, è difficile arrivare in zona. Mercoledì vado a lavorare, speriamo che si sappia qualcosa in più”.
La città e gli abitanti come hanno reagito? Cosa è cambiato? “La situazione è cambiata già dopo Parigi, prima che scattasse l’allerta anche qui: non è più la solita città, c’è silenzio. Si respira un’atmosfera di paura, non esce nessuno di casa. Sembra di stare in una zona di guerra. E’ una sensazione che io, in tutti questi anni, non ho mai provato.”
IL COMMENTO
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