politica

Spicchi d'aglio
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Dunque anche io sono un Gufo. Lo ha detto il premier Renzi. Ho letto che cosa intende lui per “gufo” e temo di appartenere a questa categoria. Perché? Beh perché non mi piace assolutamente questo Nuovo Senato completamente inutile. Non mi piace che non si possa scegliere chi mandarci. Poi non mi piace che l’affitto si possa pagare in contanti. E essere costretto a farmi succhiare il canone Rai con la bolletta della luce.

Appartengo alla categoria di chi ama follemente il bancomat come ci aveva ordinato Mario Monti.
Dunque per tutte queste ragioni sono un gufo. Critico il Pd, ma anche Berlusconi o Grillo. Sono insoddisfatto del governo della mia città, Genova. Trovo questa città malandata, abbandonata, priva di voglia di fare. Sono proprio un gufo, come dice il nostro premier e in coro ripetono i suoi chierichetti.

Che cosa è un gufo? Secondo il Devoto-Oli è un rapace notturno. Ha ciuffi sugli occhi e dita completamente piumose. E’ proprio delle località boscose, divoratore di piccoli vertebrati, utile all’agricoltura. E’ detto anche allocco o barbagianni.

Non sono rapace, ormai vado a letto presto, mi guardo e riguardo le dita e non vedo piumosità. Vivo in città e vedo i poveri boschi spellacchiati in lontananza. Mangio sobriamente, prevalentemente pasta e ortaggi. Piccoli vertebrati e insetti no. Forse qualche gambero. E’ un insetto? Non credo nemmeno di essere particolarmente utile all’agricoltura salvo avere una sobria passione del giardinaggio. Mi sento più allocco che barbagianni.

Ma svolgendo da quarant’anni il mestiere del giornalista, secondo le Nuove Categorie del premier, sono un gufo. Come tutti i giornalisti, i ragionieri, le impiegate, le maestre d’asilo, i rari metalmeccanici, i giovani avvocati con partite Iva, i vigili con pantaloni sopra le mutande, i raccoglitori di zafferano, i droghieri, le dame di San Vincenzo, i medici del SSN che, a volte, non sono d’accordo con chi governa il Paese, la Regione, la Città.

Il mestiere di giornalista è per natura mestiere di osservazione, testimonianza e critica. Scrivere che Renzi è bello come il David, Toti il bonario drago delle favole e Doria il principe azzurro che punisce la Strega Nocciola non dovrebbe appartenere agli usi e costumi del giornalismo politico. Ma questo non significa che il giornalista debba essere il testimone di ogni negatività, e che goda come un riccio a parlar male dell’Italia o, nel mio modesto caso, di Genova e di chi Genova governa.

Sarei più stupefatto che felice se a Genova tutto fosse meraviglioso, una città incantata e giulebbosa, dove sulle mattonelle dei caruggi scorre il rosolio di Nonna Papera e dove i sudditi del marchese Doria trascorrono le ore a partecipare alle battaglie con i fiori all’Acquasola.

Stupefatto e preoccupato della mia salute. Altro che rapace notturno con le dita completamente piumose.

Il disvelamento dello scandalo dei cartellini di Sanremo, che pur facendo ridere suscita un’ amarezza al limite della disperazione civile , secondo alcuni cittadini sarebbe colpa dei giornalisti che non sono giornalisti ma “giornalai” (solidarizzo con tutti gli eroici titolari di resistenti edicole). Avrebbero dovuto nascondere, tacere, sorvolare, per cosa? Per il buon nome delle “legere” che invece di lavorare andavano in canoa? E’ colpa dei giornalisti se spesso si racconta una città in crisi acuta, dove gli abitanti come unica ginnastica allargano le braccia? Dove i ragazzi fuggono per poter svolgere un lavoro dignitoso dopo un lungo percorso scolastico? Dove una ventina signori attempati, da decenni decidono che cosa si deve bloccare o cancellare? Dove si riesce a ritornare in auto da Milano solo perché il Duce fece costruire in tre anni la Camionale?

Gufi , mangiatori di insetti, rapaci notturni, piumosi. Mi tengo l’epiteto, intanto ormai alla mia età che cosa potrei fare? Cambiare? Forse, uscendo di casa e scivolando su una cacca di cane lasciata in mezzo al marciapiede, invece che imprecare contro la sporcizia dovrei esclamare: “Che botta di culo che ho avuto oggi! Grazie sindaco”.