cronaca

Sulla famiglia: "Disprezzata e maltrattata, ma nel matrimonio è tutto possibile"
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Il cardinale Angelo Bagnasco ha lasciato il sinodo sulla famiglia, che lo tiene impegnato a Roma, per celebrare in San Lorenzo l’apertura dell’anno pastorale. Passando in rassegna gli appuntamenti diocesani ha rimarcato la necessità di “vivere per la comunità” senza farsi sopraffare da “orari e impegni” che “fanno emergere solo noi stessi”. Ai fedeli ha parlato di famiglia, ma non solo.

“FAMIGLIA DISPREZZATA, MA NEL MATRIMONIO TUTTO È POSSIBILE” – Bagnasco ha concluso la propria omelia con una testimonianza dai lavori del sinodo: “La decisiva importanza della famiglia per la Chiesa e società sta risuonando dall’aula sinodale da un capo all’altro della terra. Oggi, come ricorda il Santo Padre, è spesso disprezzata e maltrattata. Ma esiste un popolo di famiglie che sostiene il lavoro dei padri sinodali, e che si è fatto visibile anche a Filadelfia e San Pietro. Le loro testimonianze commoventi e dicono che tutto si conquista con impegno e sacrificio. Con la grazia del matrimonio l’impossibile diventa possibile. Ma questa grazia bisogna usarla, bisogna crederci, viverla. Cristo ha assicurato un’energia, una luce e una presenza tutta particolare, che solamente gli sposi hanno”.

“CRISTIANI, NON CERCATE IL CONSENSO SOCIALE” - L’arcivescovo si rivolge ai cristiani parlando della chiusura dell’anno della Misericordia: “Che importa se a volte il Vangelo incontra indifferenza e incomprensione, e in diverse parti della terra anche persecuzione e violenza? Che importa se in alcune regioni occidentali la comunità cristiana è in minoranza e sembra sempre più irrilevante per la società e la cultura? Noi sappiamo che la vera rilevanza non è il consenso politico e sociale, ma la fedeltà al Vangelo e a Cristo. È vero che la fedeltà ci può far apparire inattuali al giudizio del mondo, ma siamo certi che è questa la prima forma per amare gli uomini e per servirli”.

“PIÙ SACERDOTI PER IL BENE DELL’UMANITÀ” – Il 2 febbraio si concluderà l’anno della vita consacrata voluto da Papa Francesco. “Sono la fiaccola posta sul candelabro per indicare agli uomini il cielo. Siamo grati a loro anche nella nostra diocesi. E vorremmo che le loro fila crescessero per il bene della Chiesa, della comunità, dell’umanità bisognosa di Dio”.