Attualità

Torna alla homepage
2 minuti e 12 secondi di lettura
di Annissa Defilippi

Davanti alle foto dei magistrati uccisi dal terrorismo esposte nella mostra Le Rose spezzate, nella sede dell'associazione nazionale dei magistrati nel tribunale di Genova, è stato presentato il Comitato territoriale della Liguria e Massa per il no al referendum sulla giustizia. A guidare il Comitato è l'ex magistrato Alessandra Galli: "L'obietto è cercare Capire di più e meglio i meccanismi attuali e come diventerebbero attraverso le modifiche proposte che lette in maniera concatenata danno la dimensione di un cambiamento importante e molto pericoloso a nostro parere per la giustizia".

Il Comitato è composto da Paola Faggioni (magistrato-giudice), Roberto Braccialini (magistrato in pensione), Andrea Ranalli (magistrato-pm), Vincenzo Roppo (avvocato), Riccardo Ferrante (professore), Mitja Gialuz (professore), Marco Bacci (magistrato), Luca Traversa (magistrato), Matteo Gobbi (magistrato). 

Il comitato della Liguria e Massa per il no al referendum sulla giustizia


Secondo la coordinatrice è importante "aprire gli occhi a tutti i potenziali elettori chiamati a esprimersi al referendum, sulle effettive conseguenze di queste modifiche che non saranno quelle di una 'giustizia più giusta', di una 'giustizia più rapida ed efficiente, di una giustizia dove non ci siano più errori giudiziari, di una giustizia non influenzata da correnti e politica, così negli slogan che sentiamo martellare ogni giorno, ma di una giustizia che potrà essere più facilmente addomesticata e condizionata dal potere politico che via via governerà".

Il professor Mitja Gialuz, ordinario di Diritto processuale penale all'Università di Genova e figura di spicco nella campagna per il "No" al referendum sulla riforma della giustizia, ha utilizzato un efficace paragone natalizio per illustrare i rischi della proposta. "Siamo in periodo natalizio – ha spiegato Gialuz – e già qualcuno ha i pacchetti sotto l'albero, in attesa di scartarli il 25 dicembre. Questa riforma è impacchettata con l'etichetta della separazione delle carriere, ma quando i cittadini andranno ad aprirla, dentro troveranno l'assoggettamento della magistratura alla politica, realizzato attraverso tre mosse principali. La prima: il Csm, che tutela l'indipendenza dei magistrati, viene triplicato. In natura, quando un organo viene frammentato in tre parti, è facile immaginare quanto conteranno singolarmente questi nuovi organismi, indeboliti e più vulnerabili. La seconda: l'istituzione dell'Alta Corte disciplinare, che – come emerge dalla relazione al ddl Nordio – dovrebbe garantire la "professionalità" dei magistrati. In pratica, significa che un giudice con il coraggio di rimanere indipendente, imparziale e di applicare solo la legge, interpretandola alla luce della Costituzione o dei principi europei, rischia di essere chiamato a rispondere per mancanza di professionalità.La terza, la più insidiosa per i cittadini e per la nostra democrazia: il sorteggio, unico nel panorama dei Paesi democratici, con conseguenze enormi. Esso introduce per la prima volta in Costituzione l'idea che non siamo più capaci di ragionare e migliorare i problemi del processo elettorale: dobbiamo affidarci al caso".

Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsAppFacebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook