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Omaggio delle alte cariche dello Stato alle Fosse Ardeatine in occasione del 71esimo anniversario della strage nazista che provocò 335 morti. "Dobbiamo sempre ricordare - ha detto il presidente del Senato Pietro Grasso - che questi episodi non si devono più verificare e su questo dobbiamo costruire un Paese migliore". Alla cerimonia hanno presenziato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro della Difesa Roberta Pinotti.

"E' ovvio - ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti che ha partecipato alla cerimonia - che ogni anno è giusto essere qui e ci saremo sempre. Ma l'impegno più importante è non abbassare la guardia tutti i giorni dell'anno sui valori che ci portano essere qui".

Il sindaco di Roma, Ignazio Marino, ha omaggiato con una corona la memoria di Placido Martini, consigliere provinciale di Roma dal 1910 al 1914. Marino, anche nella veste di sindaco della Città Metropolitana, era accompagnato dal vicesindaco Mauro Alessandri e da Marco De Carolis, sindaco di Monte Compatri, città natale di Martini, che, prigioniero a via Tasso, fu torturato per poi essere fucilato alle Fosse. La celebrazione di oggi per l'anniversario della strage è per Marino "il ricordo di un evento drammatico, di una pagina tristissima non solo di Roma ma della storia universale”.

LA STORIA - L’eccidio delle Fosse ardeatine è un episodio della Seconda guerra mondiale legato all’occupazione tedesca in Italia. A seguito di un attentato partigiano in via Rasella (che provocò la morte di 33 soldati), il comandante tedesco Kappler ordinò la fucilazione di dieci italiani per ogni tedesco ucciso. 23 ore dopo, il 24 marzo 1944, furono trucidati 335 italiani, tra detenuti politici, ebrei e semplici sospettati. L’episodio avvenne in una cava di tufo situata tra le catacombe di Domitilla e di s. Callisto sulla via Ardeatina. Il massacro fu reso noto solo a esecuzione avvenuta e il comando tedesco diede l’ordine di far saltare con la dinamite la galleria in modo da impedire l’accesso alla cava. Nell 1949 fu costruito un sacrario sul luogo dell’eccidio per commemorare l’accaduto.

I RESPONSABILI - Arrestato dagli inglesi, nel 1947 Kappler fu processato e condannato all’ergastolo da un tribunale militare italiano. Rinchiuso nel carcere di Gaeta, nel 1976 fu trasferito all’ospedale militare del Celio per motivi di salute. Da qui però evase, con l’aiuto della moglie, il 15 agosto 1977, provocando un enorme scandalo e le dimissioni dell’allora ministro della Difesa Lattanzio.

Priebke, aiutante di Kappler, fu arrestato in Argentina ed estradato in Italia solo nel 1995. Fu processato per l’eccidio nel 1996, ma il tribunale militare giudicò il reato estinto, suscitando le proteste dei familiari delle vittime e sdegno nell’opinione pubblica. È stato poi condannato all’ergastolo dalla Corte d’appello nel 1998.