
Maurizio Lupi viene tirato in ballo per i suoi "strettissimi rapporti" con il principale accusato, l'ex capo della struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, Ercole Incalza, ora in carcere. Angelino Alfano è citato nelle vicenda di un'impresa che cerca aiuti per sbloccare uno stop imposto dal prefetto. I due esponenti dell'Ncd non fanno parte dei 51 indagati.
Gli arrestati sono Incalza, il suo collaboratore Sandro Pacella e due imprenditori Franco Cavallo e Stefano Perotti. Secondo l'accusa, erano il 'Sistema' che pilotava le opere pubbliche, dalla tav a Expo. Dalla ricostruzione fatta dai carabinieri del ros e dai pm fiorentini, la qualità dei rapporti fra Incalza, Perotti e Lupi, oltre che sui regali e sul lavoro trovato al figlio del ministro, sarebbe emersa anche in occasione di alcuni passaggi della recente storia politica. Nel 2013, ricorda il gip, "dopo le annunciate dimissioni dei ministri Pdl/Fi (fra i quali Maurizio Lupi) Ercole Incalza anticipa" a Perotti "che l'incarico di ministro ad interim verrà ricoperto dal ministro per lo sviluppo economico Flavio Zanonato".
Perotti commenta: "Un macello". E Incalza di risposta: "Un macello sì, va buo'". Qualche mese più tardi, è il febbraio 2014, Perotti "mostra alla moglie tutta la sua preoccupazione per la possibilità che Maurizio Lupi non sia confermato come ministro per le infrastrutture" e, riferendosi alla possibilità che possa essere nominato Michele Emiliano, commenta: "No, il rischio è questo Emiliano, che sarebbe un magistrato, che è terribile". La possibile esclusione di Lupi dal Governo, continua il gip, fa emergere la preoccupazione di Perotti, che a Franco Cavallo mostra l'esigenza di "chiudere le ultime pratiche".
"Non è chiaro - scrive il gip - a quali 'ultime cose' o 'ultime pratiche' alluda Perotti, quello che appare certo è che esse debbano essere 'fatte' o 'chiuse' prima che sia nominato un diverso ministro dell'Infrastrutture e che, pertanto, la presenza di Maurizio Lupi in tale dicastero sia una condizione essenziale per realizzarla".
Ma il gip parla anche di interventi del ministro. L'ex direttore generale della metropolitana di Milano, Giuseppe Cozza, parlando con l'ex presidente del cda di Italferr, Giulio Burchi, "ricorda di aver subito le pressioni di Maurizio Lupi in favore di Franco Cavallo". Mentre nel commentare l'arresto di Antonio Rognoni, "quello dell'Expo", Burchi spiega: "Freddo ai piedi l'avrà il ministro perché era un uomo di stretta osservanza di Lupi questo, eh ma è Comunione e Liberazione".
Secondo quanto ricostruito su Corriere.it "sono decine le telefonate del ministro Maurizio Lupi allegate agli atti dell’inchiesta di Firenze che ha portato in carcere l’alto funzionario Ercole Incalza e l’imprenditore Stefano Perotti. E dimostrano come sia stato proprio il titolare delle Infrastrutture a chiedere di trovare un lavoro al figlio Luca, da poco laureato in Ingegneria. Non solo. Almeno in un’occasione lo stesso Lupi si sarebbe speso direttamente per garantire a Perotti un incarico per un appalto pubblico".
E ancora. "I contatti per trovare una sistemazione a Luca Lupi cominciano i primi giorni di gennaio 2014. Le numerose conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros guidati dal generale Mario Parente, dimostrano che è stato proprio il ministro a chiedere a Incalza di avere un incontro con il ragazzo e poco dopo il funzionario si è attivato con Perotti. Alla fine del mese, tutto è risolto. Il giovane ottiene un incarico in un cantiere dell’Eni dove anche Perotti ha ottenuto la direzione dei lavori. Evidentemente però non è sufficiente. Scrive il giudice nell’ordinanza di cattura: "L’aiuto fornito da Stefano Perotti a Luca Lupi non è limitato al conferimento dell’incarico sopra descritto. Il 4 febbraio 2015 Perotti chiede all’amico Tommaso Boralevi che lavora negli Stati Uniti, di dare assistenza ad un loro ingegnere che al momento lavora presso lo studio Mor e verrà impiegato a New York. E dice: "Lavorerà in una prima fase per lo studio Mor come commerciale per cercargli delle opportunità eccetera. Gli abbiamo dato anche noi un incarico collegato per le nostre attività di direzione lavori, management, te lo volevo mettere in contatto che sicuramente tu che sei una specie di motore acceso qualche dritta gliela puoi dare no?".
La vicenda che chiama in causa Alfano riguarda l'inchiesta solo in via incidentale. Un imprenditore, Claudio De Eccher, "sottoposto a misura di prevenzione dal Prefetto di Udine" si rivolge a Cavallo, chiedendogli di sollecitare un "urgente intervento del ministro degli Interni". Qualche minuto dopo, annota il gip, Cavallo "ha inoltrato la lettera di posta elettronica ricevuta da Claudio De Eccher al ministro Lupi, chiedendogli un incontro". Il 18 luglio 2014, Cavallo, "dopo essersi incontrato con il ministro Lupi, ha telefonato a Claudio De Eccher dicendogli: 'Io ho parlato con lui, aveva già parlato sia con l'avvocato sia con Angelino'".
Il nome di Alfano viene fatto anche da un consigliere del ministero delle infrastrutture, Giovanni Gaspari, che, nel febbraio 2014, quando Incalza viene rinominato alla struttura di missione, sbotta: "E' veramente una schifezza tale che non ne posso più, mi viene da vomitare, si sono scatenati tutti alla difesa di Incalza oggi, sono passati da Alfano a Schifani ai general contractor".
I rapporti di Incalza con la politica sono frequenti. Il gip scrive, per esempio, che utilizza la sua influenza per favorire l'assunzione del figlio di un "più volte deputato" e annota come mediti di avvisare Massimo D'Alema quando non gradisce un'intervista in cui Francesco Boccia critica una "certa alta burocrazia ministeriale". Il gip ritiene poi che sia "da chiarire" il rapporto fra Pacella e un ispettore della Guardia di Finanza in servizio alla segreteria del viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini.
L'ispettore si chiama Massimo Romolini, che oggi si dice "a disposizione per chiarire qualsiasi cosa". Per quel che riguarda i prossimi passi dell'inchiesta, è in programma l'interrogatorio di garanzia a Incalza, in carcere a Roma. "E' un processo di corruzione in cui manca la materia prima, cioè i soldi", ha detto il suo difensore, l'avvocato Titta Madia, che sta valutando la possibilità di sollevare la questione della competenza territoriale.
ALFANO SOSTIENE LUPI - "Noi lo sosteniamo, abbiamo piena fiducia in lui e Lupi non ha pensato a dare le dimissioni". Così il leader Ncd e ministro dell'interno, Angelino Alfano, a margine dell'informativa del premier sul Consiglio d'Europa in Senato. "Acceleriamo i tempi dell'informativa di Lupi in Parlamento: lui è prontissimo". Così il leader Ncd e ministro dell'Interno, Angelino Alfano.
LE OPPOSIZIONI CONTRO LUPI - Le opposizioni intanto chiedono le dimissioni del ministro Maurizio Lupi. Lo scandalo delle tangenti che ha portato all'arresto di Incalza scatena la bufera sul governo. Il presidente del Pd Orfini interviene: 'Ci sono cose che destano inquietudine e preoccupazione. C'è assolutamente la necessità che si chiariscano alcuni aspetti, poi si faranno le valutazioni'. La capigruppo del Senato ha deciso all'unanimità di chiedere al ministro di riferire in Aula. Mozioni di sfiducia da Sel e M5S.
DIMISSIONI DI LUPI - Ma il ministro dei trasporti Maurizio Lupi, secondo quanto si apprende, per ora non sta pensando alle dimissioni. La richiesta di dimissioni è arrivata da più parti all'indomani dell'inchiesta sugli appalti e delle intercettazioni che tirano in ballo il ministro.
LUPI IN AULA - Nonostante le diverse interrogazioni da parte dei deputati e le domande sulle possibili dimissioni, il ministro Lupi ha glissato sull'inchiesta in corso durante il Question time alla Camera. Il ministro si è limitato ad affermare che Incalza non ha più rapporti con il suo Ministero e che presto riferirà in Parlamento. “L'ing. Incalza dal 31 dicembre 2014 non è più il direttore dell'unità tecnica di missione e non ha né un rapporto di consulenza né ha un rapporto di collaborazione con il Ministero. Venendo all'inchiesta giudiziaria in corso, rispetto alle richieste di chiarimento ritengo assolutamente doveroso, indispensabile e urgente che questo avvenga quanto prima in Parlamento con le modalità che la Presidenza riterrà più opportune”.
Lupi ha difeso il suo operato da ministro. “Confermo altresì con molta chiarezza e con molta forza l'obiettivo che sempre in questi mesi ha ispirato l'azione del mio ministero e l'azione del sottoscritto. Da una parte garantire la rapida ed efficiente realizzazione delle opere ritenute indispensabili per la infrastrutturazione del Paese, dall'altra assicurare la massima trasparenza e la massima correttezza di questo processo”.
IL COMMENTO
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