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Il 10% causa vittime e danni
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Il nostro Paese In Europa sembra essere quello che si sgretola di più. Delle 700 mila frane censite, 500 mila sono catalogate in Italia (dalle prime di cui si ha informazione, dall'epoca romana, via via a crescere fino alle attuali immagini satellitari di Google) facendo del nostro territorio "uno di quelli maggiormente esposti".

Ogni anno infatti avvengono tra le 1000 e le 2000 frane. Il 10% vengono catalogate come "pericolose" e possono causare "vittime, feriti e danni a edifici e infrastrutture". Questo il quadro disegnato dal geologo Alessandro Trigila, responsabile dell'Inventario nazionale dei fenomeni franosi dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), che non nasconde il fatto che in Italia si siano fatti "tanti errori di pianificazione".

"Solo negli ultimi cinque anni gravi eventi di frana hanno causato vittime e ingenti danni a centri abitati e a infrastrutture di comunicazione", ricorda Trigila citando i dati Ispra sul dissesto idrogeologico. Tra questi per esempio nel 2014 a Roma 66 frane nell'area urbana; nel 2013 nelle province di Parma e Reggio Emilia; il 25 ottobre 2011 nelle Cinque Terre, Val di Vara (Sp) e Lunigiana (Ms); il 15 febbraio 2010 a Maierato (Vv); il 1 ottobre 2009 a Giampilieri (Me)".

Dai dati dell'Ispra emerge che la popolazione esposta a frane in Italia supera il milione e che quella esposta ad alluvioni supera i 6 milioni. "Tutte le frane censite sono frane ora ferme e tranquille che però potenzialmente potrebbero innescarsi; potrebbe essere una qualsiasi di quelle 500 mila", spiega Trigila.

Gli errori italiani legati alla pianificazione riguardano per esempio il consumo di suolo che, secondo l'ultimo annuario dei dati ambientali dell'Ispra, viaggia "al ritmo di 7 metri quadrati al secondo, pari a 100 campi di calcio al giorno. Abbiamo un territorio fortemente antropizzato che, a parte gli 8000 comuni, è fatto da tantissimi piccoli paesini e frazioni".

Poi naturalmente la natura fa la sua parte. Sicuramente bisogna tener presente che l'Italia ha un "suolo fragile dal punto di vista geoglogico" e che la struttura "orografica" incide molto, con "il 75% di territorio collinare-montano". A questo bisogna aggiungere "un'urbanizzazione non ordinata" soprattutto perché si è "costruito nelle zone sbagliate". E poi, con lo sviluppo sono "aumentate le aree potenzialmente a rischio".

Ma, avverte Trigila, "dal dopo-Sarno a oggi i vincoli inseriti hanno aiutato in qualcosa. Riteniamo ci siano più soluzioni: delocalizzare in alcuni casi edifici non compatibili, interventi di messa in sicurezza, pianificazione territoriale, e vincoli" alcuni sottoposti al "controllo dei comuni" e altri che andrebbero "recepiti da parte di chi ancora non lo ha fatto", così come è importate avere "banche dati sempre aggiornate".