Il dato più rilevante del sondaggio di Liguria Civica sulle prossime primarie del centrosinistra non è quello più atteso, cioè la verifica del posizionamento dei candidati in campo e di quelli che potrebbero ancora arrivare. Riguarda, invece, i partiti. Per carità, di sicuro alimenta discussioni e polemiche sapere che se dovesse schierarsi ai nastri di partenza il ministro della Giustizia Andrea Orlando doppierebbe quasi Raffaella Paita, delfina del governatore uscente Claudio Burlando. Il guardasigilli è accreditato del 42% delle preferenze fra gli elettori del centrosinistra, contro il 23 dell’assessore regionale alle Infrastrutture.
Così come è interessante osservare che il 9% di cui gode il sindaco di Savona Federico Berruti (già ai nastri di partenza) è meno della metà rispetto alla sua antagonista principale, ma messo insieme al 4% di Alberto Villa (candidato) e all’11% del potenziale partecipante Giovanni Lunardon fa un pelo in più della performance di Paita. Come a dire che se il versante avverso ai burlandian-paitiani riesce a convergere su un unico “cavallo” e a fare davvero fronte comune l’assessore alle Infrastrutture non può comunque farsi la vittoria in tasca.
In assenza di Orlando, però, rimarrebbe certamente la favorita. Ma qui entra in ballo l’elemento più interessante che, come dicevo all’inizio, emerge dal sondaggio. Il Pd, infatti, è accreditato del 39,3% dei voti in vista delle prossime regionali, con un ampio margine sul secondo partito della regione: il Movimento 5 Stelle, che scavalca di poco la soglia del 27%. La distanza appare siderale, ma attenzione alle illusioni ottiche. Primo: il gran bailamme delle primarie pone il Pd al centro dell’arena, divide, ma porta immagine che sul momento si traduce in consenso, mentre dall’altra parte c’è un 5 Stelle che nell’attuale fase sembra quasi uscito di scena. Eppure mantiene un ampio e forte zoccolo duro. Secondo: l’esperienza ci ha insegnato che dieci punti di differenza - quando la vera campagna elettorale non è neanche cominciata e quando i candidati alla gara vera ancora non si conoscono – possono evaporare in un amen.
Qual è il punto? E’ che se l’M5S dovesse trovare il cavallo di razza – per scelta o per la buona sorte dei neofiti (alle regionali liguri non si sono mai cimentati) – la Paita può benissimo vincere le primarie del centrosinistra, ma poi perdere la corsa alla successione di Burlando. Lo dice un altro dato: l’assessore alle Infrastrutture, infatti, nel sondaggio sull’intero corpo elettorale crolla dal 23 al 14%. L’eventualità peggiore il Pd farebbe bene a tenerla in conto anche se dovesse contare sull’esponente di gran lunga più gradito, cioè Orlando, il quale tuttavia nello spostamento del gradimento dal versante del centrosinistra a quello totale non subisce un vero tracollo, visto che scende dal 42 al 37%. Il suo indice di tenuta, quindi, è molto più solido, ma l’M5S rimane un osso duro da rodere per tutti.
Tagliato fuori dai giochi sembra il centrodestra, guidato da una Forza Italia attestata al 12,8%, la Lega al 5,2% e gli altri (Ncd, Fratelli d’Italia, Udc che non guardano a sinistra) dietro ad arrancare. Per loro, il punto di partenza è quello di ritrovare un minimo di unità: tutti insieme arriverebbero intorno al 24%, sarebbero comunque la terza forza, ma avrebbero una base più credibili dalla quale tentare il triplo salto mortale. Che passerebbe inevitabilmente e soprattutto dalla possibilità di schierare un candidato non forte, bensì fortissimo (ma non si vede chi e da dove), condizione minima e unica per sovvertire la situazione fotografata dal sondaggio.
Tutti, poi, farebbero bene a guardare un altro dato, quello dei potenziali astenuti: è un esercito che vale il 52,1%. Quello è il grande serbatoio al quale chi vuol vincere deve attingere, ma per schiodare chi si dichiara deluso se non schifato da questa politica, anche quella regionale, occorrono due requisiti: credibilità e un programma fatto di poche cose, ma concreto, concretissimo. Esattamente ciò che non si scorge all’orizzonte. Il sondaggio di Liguria Civica è il primo fermo immagine. Nulla è scolpito sulla pietra e altri ne seguiranno. La tendenza, però, è chiara: i liguri hanno voglia di cambiare. Sia lo spartito sia i musicanti.
politica
Regionali, chi vince la battaglia delle primarie può perdere la guerra
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