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Camusso: "Premier chiude a sindacati non a Confindustria"
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"Io non sono un massone, sono un boy scout. La verità è che io non omaggio certi poteri e questa è la reazione". Così il premier Renzi in un lunga intervista a Repubblica alla vigilia della direzione del Pd. Se qualcuno pensa di volerlo sostituire si accomodi pure, ma "il Pd - il partito del 41% - non accetterà farsi da parte". E sul lavoro, "reintegra può restare per casi di discriminazione".


"Stia tranquillo, Renzi, stia sereno": così l'ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani ha commentato, a margine del voto per le primarie del centrosinistra, le parole di Renzi alla vigilia della direzione del partito in Emilia-Romagna. Bersani ha escluso un rischio scissione nel partito: "non esiste proprio", ha detto. A giudizio di Bersani - alla vigilia di una direzione del Pd agitata anche dalle pariole di Pippo Civati che ha paventato un rischio scissione in caso di abolizione dell'articolo 18 - "bisogna rispettare le opinioni, non si può dire prendere o lasciare, chi ha responsabilità di dirigere deve cercare una sintesi, a casa tua cerchi una sintesi ... Prendere o lasciare sull'articolo 18? Non esiste. C'è il Parlamento - ha aggiunto l'ex segretario del Pd - c'è un gruppo di emendamenti che sono stati presentati al Senato, tutti secondo me assolutamente ragionevoli".A questo punto ciascuno si prenda le sue responsabilità, io continui a pensare che il Pd vada preservato e che anche il Governo vada preservato, ma che bisogna fare ogni sforzo su un tema così delicato per trovare la miglior sintesi, percorriamo una strada molto stretta e difficile".

Come scriveva Gramsci, ''può capitare che i giovani di una parte si facciano istruire dagli anziani della parte avversa. Mi pare che qualcosa di simile stia accadendo nel nostro Paese. L'unica vecchia guardia con cui Renzi interloquisce è quella rappresentata dal centrodestra di Berlusconi e Verdini. Al Pd vengono poi imposte, con il metodo del centralismo democratico, le scelte maturate in quegli incontri privati''. Lo afferma, in un'intervista al Corriere della Sera, l'ex premier Massimo D'Alema, secondo cui ''sul lavoro si può trovare una mediazione''. ''Renzi è in evidente difficoltà nei rapporti con Bruxelles. E sull'articolo 18 è in atto un'operazione politico-ideologica che non corrisponde a nessuna urgenza. Non esiste un'emergenza legata alla rigidità del mercato del lavoro'', afferma D'Alema. ''C'è persino il sospetto che si cerchi uno scontro con il sindacato e una rottura con una parte del Pd per lanciare un messaggio politico all'Europa e risultare così affidabile a quelle forze conservatrici che restano saldamente dominanti. Spero che Renzi si renda conto che una frattura del maggior partito di governo - avverte - non sarebbe un messaggio rassicurante. Se vuole, è possibile trovare un accordo ragionevole sugli interventi sul mercato del lavoro''. D'Alema sottolinea il ''dominio impressionante'' di Angela Merkel in Ue. ''I popolari hanno una decina di eurodeputati in più, ma in Commissione hanno fatto l'en plein. La Merkel ha ottenuto le presidenze della Commissione, del Consiglio europeo e dell'Eurogruppo'', osserva. ''La Merkel si è mossa da leader europea, i socialisti invece hanno ragionato in un'ottica di prestigio nei singoli Paesi. Lo ha fatto anche Renzi, che ora, per venire fuori dall'impasse e ottenere concessioni dall'Europa, ha deciso di puntare su una questione che è chiaramente ininfluente rispetto agli ostacoli alla ripresa economica, e cioè l'articolo 18''. L’incontro, a quanto trapela, è stato fissato in mattinata, alle 10.30, nella sede della Cisl.