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"A me hanno insegnato che essere di sinistra significa combattere un'ingiustizia, non conservarla. C'è chi trova soluzioni provando a cambiare e chi organizza convegni lasciando le cose come sono. Anche nel Pd c'è chi vuole cogliere la palla al balzo per tornare agli scontri ideologici. Noi no". Così Matteo Renzi in una lettera agli iscritti del Pd. 

"Ci hanno detto che siamo di destra. Ci hanno paragonato alla Thatcher". Nella lettera il premier respinge così le accuse sul jobs act. "Noi siamo qui per cambiare l'Italia e non accetteremo mai di fare le foglie di fico alla vecchia guardia che a volte ritorna. O almeno ci prova". "Chi oggi difende il sistema vigente difende un modello di diseguaglianze dove i diritti dipendono dalla provenienza o dall'età. Noi vogliamo difendere i diritti di chi non ha diritti. Quelli di cui nessuno si è occupato fino ad oggi". Scrive Matteo Renzi in una lettera agli iscritti del Pd a proposito delle polemiche sul jobs act.

Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, crede che il premier Matteo Renzi "sbagli" a non mostrarsi favorevole al dialogo sulle questioni poste dal Jobs Act perché "non si possono affrontare temi estremamente importanti" come questi "senza il dialogo e il confronto e sopratutto con atti di forza che tolgono i diritti a chi li ha, senza dare nessuna prospettiva al mondo del precariato". Afferma la Camusso parlando dalla Spezia, ribadendo che la Cgil ha delle proposte e pensa "sia utile confrontarsi: se il governo continua nello stesso atteggiamento che ha avuto in questi mesi di rifiuto di qualunque dialogo, proseguiremo con la nostra iniziativa e la nostra mobilitazione". Quando il precariato avanzava, ha poi puntualizzato, "noi eravamo nei luoghi di lavoro a fare contrattazione, nelle piazze a contestare leggi che la politica ha fatto per determinare la precarietà. Molti dovrebbero domandarsi che cosa hanno votato nel corso di questi anni e se non abbiano la responsabilità di un mercato del lavoro così duale". A giudizio dell'esponente sindacale, quindi, "dobbiamo ricomporre il mercato lavoro che è molto frantumato, investire sulla formazione, abrogare tutte le forme di precarietà e di dumping salariale, ricostruire un rapporto di lavoro a tempo indeterminato e le garanzie: ma bisogna farlo con tempi ragionevoli e che non siano la moltiplicazione dei tempi determinati e delle altre forme che abbiamo visto fare anche dal governo Renzi".

Tutto questo dopo che oggi i toni sembravano calare con la proposta arrivata dalla Cgil con un nuovo hashtag, #fattinonideologia con cui aveva replicato alle accuse del premier, secondo il quale il sindacato difende le ideologie e non le persone. "Non vogliamo che chi lavora possa essere licenziato senza una ragione #fattinonideologia". Così il sindacato via Twitter sulla riforma del Lavoro e in particolare sulla discussione riguardante l'articolo 18. "Mandare tutti in serie B non è estendere i diritti e le tutele", si legge in un tweet della Cgil. Poi ancora: ''Basta insulti al sindacato: guardiamoci negli occhi e discutiamone". "Penso che il presidente del Consiglio, nonostante le parole pesanti dette anche dai sindacalisti, faccia bene, il mio è un modesto e umile consiglio, a mantenere il profilo del premier del Governo italiano". Lo afferma il segretario nazionale della Cisl, Raffaele Bonanni, a margine del convegno 'Insieme verso il futuro', a Viterbo. Durante il convegno, Bonanni si era già soffermato sull'intervento di ieri di Renzi: "non mi è piaciuto questo video contro tutti, i sindacati non sono tutti uguali". La presidente della Camera, Laura Boldrini ha detto che "sull'articolo 18 non do pagelle. Mi auguro che da questo scontro anche aspro si arrivi ad una tutela effettiva dei lavoratori, sia di quelli più garantiti, sia dei precari. Soprattutto di quelle donne che per troppo tempo hanno dovuto scegliere tra maternità e lavoro". "Io credo non ci saranno fratture, quando discuteremo in Direzione del disegno di legge che da' diritti a chi non ne ha. Mi sembrerebbe strano opporsi", ha detto il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha risposto a chi le chiedeva se teme fratture all'interno del Pd sul tema del lavoro, in particolare dell'articolo 18. "Io penso che dobbiamo parlare di quello che è scritto nel disegno di legge Poletti dove c'è la riforma degli ammortizzatori sociali, dove il governo metterà risorse. Non l'ha fatto negli ultimi vent'anni nessuno governo neanche quando non c'era la crisi". "C'è il salario minimo - ha aggiunto il ministro - La maternità per chi oggi non ce l'ha, c'è il contratto a tutele crescenti per chi oggi passa da una partita Iva ad un Co.co.co. Togliamo quindi lo spezzatino dei contratti e mettiamo il contratto a tutele crescenti. Quindi noi stiamo dando diritti a chi non ne ha"-

ICHINO OGGI A GENOVA: "TRA DUE ANNI L'ART.18 SARA' FERRO VECCHIO" -  'Voglio sperare che la sinistra politica e sindacale non voglia ripetere gli errori del passato. Se succederà, fra un paio di anni nessuno si ricorderà del ferro vecchio che è stato difeso con tanta veemenza e nessuno proporrà di tornare indietro''. Lo ha detto il senatore Pietro Ichino parlando del Jobs Act e in particolare dell'articolo 18 a margine di un convegno degli avvocati giuslavoristi italiani a Genova. Ichino è ottimista sull'iter parlamentare del Jobs Act. ''Il lavoro in Senato si è svolto con grande serenità - ha detto Ichino - non solo all'interno della maggioranza, nel rapporto con la minoranza interna dell'ala sinistra del Pd, ma anche tra maggioranza e opposizione, in particolare Sel e M5s. Tra l'altro diversi loro emendamenti sono stati accolti. "Credo - ha detto ancora il senatore - che la stessa serenità caratterizzerà la discussione in Senato e spero che la stessa avvenga alla Camera''. Per Ichino ci sono le condizioni perché questo avvenga: ''perché la sinistra sindacale e politica italiana ha ormai metabolizzato la lezione delle 4 grandi vicende precedenti analoghe a queste''. Si tratta, ha detto Ichino , ''delle opposizioni feroci al part-time di Pci e Cgil, al superamento del monopolio statale del collocamento, al superamento della scala mobile e all'introduzione del lavoro interinale. Su questi l'Italia è arrivata con 20 anni di ritardo, oggi né Bertinotti né Landini tornerebbero indietro''.