politica

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La Festa dell'Unità va bene, c'è tanta gente nonostante il solito tempo incerto che tutti gli anni, quasi fosse ispirato dalla destra, tormenta gli stand della manifestazione dove i generosissimi compagni regalano al partito ore e ore di riposo. Ale Terrile, serio e solido segretario genovese, è soddisfatto. Almeno dei risultati commerciali.


Ma sulla festa incombe la sorte delle primarie del Pd ligure che, almeno salvo cataclismi, dovrebbero indicare il futuro presidente della Regione Liguria, cioè il signore o la signora che avranno il compito di rivoltare dalle fondamenta questo territorio ormai ridotto a una landa marginale del Paese. Tanto marginale che scompare anche dai resoconti che vengono fatti dalla tv di Stato sull'andamento del tempo a meno che, e purtroppo è una nostra piaga, non ci arrivino addosso i guai pesanti del clima tropicale.


Le primarie del Pd dovranno indicare il presidente che avrà il compito di dare una prospettiva e una speranza alla Liguria, di tracciarne un percorso intelligente non la modesta strategia del giorno per giorno, ma con una politica che riempa alcune caselle decisive: risanamento del territorio, eliminazione dell'isolamento non a parole, scelte industriali coraggiose e non solo legate alla tradizione, rivoluzionaria politica del turismo, politica dei porti, coinvolgimento dei privati nella gestione della salute e non solo sistemazione di primari.
Roba da far tremare i polsi, ma uno/una che vuole fare il/la presidente deve avere questi obiettivi e non ideuzze da azienda di soggiorno!


Alla festa dell'Unità i sussurri erano molto molto preoccupati, perché il timore è che alla fine, tra lacerazioni e sgambetti, tweet e inaugurazioni eterne, il partito esca malconcio anche in termini di consensi e sarebbe un disastro non solo per i militanti.
Anche perché l'opposizione non ha nulla da proporre non ha costruito niente di significativo in questi cinque anni altro che cosette da consiglio di quartiere, dispetti correntizi, o funambolici e indecenti cambi di casacca.
Quindi il futuro della Liguria è tutto sulle spalle del Pd, piaccia o non piaccia, ma il Pd ligure oggi ha grossi problemi.


Per questo, si sa da tempo, che il segretario regionale Giovanni Lunardon onesto non renziano, vorrebbe convincere il ministro della Giustizia, Andrea Orlando a scendere in campo sul suo territorio cioè in Liguria e proprio oggi ci sarebbe un incontro forse decisivo a Roma.


A complicare il panorama si è inserita la grana dell'Emilia dove un' indagine sulle spese pazze dei consiglieri regionali  ha toccato due big candidati e fedelissimi del premier come Richetti e Bonaccini e questo potrebbe dirottare sulle primarie emiliane due ministri del calibro di Delrio o Poletti.
Toccherà a Renzi decidere, ma davvero si metterà in un imbuto in cui sarebbe costretto a privarsi di due ministri (Delrio/Poletti e Orlando) per risolvere i casini della periferia?


Il convitato di pietra che incombe sulle primarie e che ha ormai il nome di Godot (proprietà letteraria di Raffaella Paita) secondo alcuni potrebbe identificarsi anche in altri due personaggi: Lorenzo Basso che ha abituato il suo partito a troppi "no" e lo stesso Lunardon che però non sembra avere alcuna voglia di infilarsi in una simile tempesta.
Insomma il groviglio s'aggroviglia e Beckett gongola. La Liguria meno.