cronaca

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C’è qualcosa di inquietante nella vicenda dei tagli sulle famiglie di persone disabili che Primocanale vi ha raccontato in questi giorni. Riassumendo brevemente: da ieri solo le famiglie con reddito Isee inferiore a 12mila euro (e non più 40mila come era fino a ieri) potranno godere degli assegni della Regione. Non solo: con i nuovi criteri introdotti dalle Asl, sempre su decisione della Regione, le famiglie dovranno pagare per mandare i loro cari nei centri di assistenza diurna. “Anche chi ha reddito pari a zero potrebbe dover pagare 16 euro al giorno”, denuncia la Consulta regionale per la disabilità.

E’ una scelta inquietante, perché colpisce chi ogni giorno affronterà un dramma che durerà tutta la vita. E’ noto che la situazione di bilancio della Regione è pessima, ma questa non può comunque essere una giustificazione accettabile. Non ne faccio solo una questione etica e di civiltà, che pure basterebbe, ma anche di sfrontatezza: la Regione sa che la doppia stangata sulle persone con handicap suscita l’indignazione dei cittadini, eppure ha deciso di andare avanti su questa strada, anche se con l’accortezza di muoversi nei mesi estivi per tentare di far passare tutto sottotraccia.

E’ andata avanti a colpire una fascia debole per definizione ad onta di sperperi (come non ricordare le spese pazze, che hanno prodotto inchieste giudiziarie, arresti e indagati) o di uscite che si potrebbero tranquillamente eliminare, queste sì, guardando ad esempio ai premi per i dirigenti (il cui unico merito è aver fatto il loro lavoro), all’esorbitante numero delle persone che formano la macchina burocratica regionale, alle indennità dei consiglieri regionali. Tagliare sui disabili non è raschiare il fondo del barile, è varcare il confine dell’inciviltà. Soprattutto perché prima di arrivare a loro, un sacrificio si potrebbe chiedere ad altri. Che ne soffrirebbero meno o per niente.