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Seduta rovente quella prevista per oggi in consiglio regionale dove approda in aula la riforma della legge elettorale per la Regione Liguria. La Lega ha depositato 830 emendamenti e si accinge a dare battaglia, pronta a trascinare l’assemblea a sedute fiume che potrebbero protrarsi per giorni. Anche se, naturalmente, il presidente dell’assemblea, Michele Boffa, potrebbe giocare la carta già utilizzata dalla maggioranza in Senato e cioè ricorrere al “canguro”, ovvero l’accorpamento degli emendamenti ritenuti simili o addirittura uguali. In tal caso, però, i leghisti avrebbero già pronti anche una cinquantina di ordini del giorno. Insomma, Rixi, Bruzzone e gli altri consiglieri del Carroccio hanno riempito la cartuccera e si apprestano a sparare ogni cartuccia per impedire che la legge passi così com’è stata concepita. Ciò che non piace è soprattutto il premio di maggioranza, che consentirà anche con percentuali molto basse, a patto di ottenere un solo voto più degli altri, di incamerare il premio di maggioranza del 55%. Nel testo, inoltre, manca la preferenza di genere (quindi il voto per l’uomo e per la donna) mentre è prevista l’abolizione del listino, anche se in forza dello Statuto regionale è possibile “regalare” delle poltrone sulla base di accordi preliminari grazie agli assessori esterni, che in linea teorica possono arrivare a comporre l’intera giunta non essendo fissato un limite massimo.

L’intesa raggiunta in commissione sarebbe stata confezionata, in particolare, dopo un negoziato fra Marco Scajola, nipote dell’ex ministro ora ai domiciliari per il caso-Matacena, e il governatore Claudio Burlando e farebbe leva sul meccanismo della rappresentanza territoriale riconosciuta alle singole province a prescindere dal risultato conseguito. Questo significa, in pratica, che i maggiorenti di Forza Italia hanno aderito all’opzione portata avanti dal gruppo regionale del Pd perché li garantisce nel mantenimento del loro seggio, considerando che Luigi Morgillo alla Spezia, Marco Melgrati a Savona e lo stesso Marco Scajola a Imperia ritengono di essere elettoralmente i più forti nell’ambito d Forza Italia. Quindi, anche se il partito sarà in minoranza, loro contano di conservare il posto in assemblea regionale.

Per arrivare all’approvazione del provvedimento servirà una maggioranza dei due terzi, quindi 27 voti. In linea teorica potrebbero essere messi insieme, tanto più che secondo alcuni spifferi di corridoio le grandi manovre – anche in vista delle primarie di centrosinistra e per favorire la candidata burlandiana Raffaella Paita – prevederebbero già precisi accordi, con due esponenti dell’Ncd, Gino Garibaldi e Alessio Saso, blanditi da una duplice promessa: la presidenza dell’assemblea regionale per il primo, un assessorato per il secondo. Perché la riforma della legge elettorale regionale arrivi in porto, tuttavia, vanno superati gli scetticismi sempre più evidenti di numerosi consiglieri, fra i quali figurerebbero Rosso e Bagnasco di Forza Italia, Raffaella Della Bianca e Patrizia Muratore, seconda contare Lorena Rambaudi, apertamente in dissenso proprio per la mancanza della preferenza di genere. Insomma, la partita si annuncia complessa, al di là della posizione assunta dalla Lega.

Se la linea intransigente seguita dal Carroccio dovesse fare breccia rimarrebbe in vigore l’attuale normativa, che fra le altre cose prevede quella vergogna chiamata listino del presidente, grazie al quale possono essere imbarcati in consiglio personaggi che non devono soggiacere al test elettorale. E’ anche vero, però, che poiché le elezioni sono previste nella prossima primavera, sarebbe disponibile almeno una finestra per mettere a punto un provvedimento più condiviso e soprattutto ripulito dal super-premio di maggioranza. Che, oltretutto, alimenta fortissimi dubbi di incostituzionalità, visto il pronunciamento della Consulta sul Porcellum, la legge elettorale nazionale, proprio su quello specifico argomento. Dubbi che alcuni costituzionalisti fra cui Lorenzo Cuocolo hanno già esplicitato nei giorni scorsi.